Daby e Sekou, in Italia più di due anni dopo essere fuggiti dal Mali, sono due beneficiari del progetto Sprar del comune di Caserta, gestito dal Centro Sociale Ex Canapificio, dalla comunità Rut delle Suore Orsoline e dalla Caritas.
La sera dell’11 giugno, intorno alle 22, all’incrocio tra viale Lincoln e via Commaia, i due giovani vengono avvicinati da una Fiat Panda di colore nero, a bordo della quale ci sono tre giovani italiani. Dall’auto in corsa, vengono esplosi alcuni colpi con una pistola ad aria compressa al grido “Salvini, Salvini”.
Dopo averne colpito uno al torace, ferendolo lievemente, i tre aggressori avrebbero sparato anche all’indirizzo dell’altro migrante, ma il colpo sarebbe fortunatamente andato a vuoto.
Il fatto è stato denunciato solo oggi dal Centro Sociale Ex Canapificio. Secondo l’agenzia Dire, l’episodio sarebbe stato denunciato anche dalla Caritas diocesana di Caserta, dal comitato Città Viva e dal progetto Sprar di Caserta.
Come riporta il quotidiano Il Mattino, i due migranti hanno sporto formale denuncia grazie al supporto di un’operatrice legale e di un avvocato. Nel comunicato stampa, i responsabili dello Sprar fanno riferimento anche ai recenti fatti di San Ferdinando, dove ha perso la vita Soumayla Sacko, alla recente aggressione a un richiedente asilo in un centro di accoglienza a Sulmona (noi ne abbiamo parlato qui), e alla triste vicenda della nave Aquarius. “In questo contesto”, spiegano, “è doveroso interrogarsi: Perché? Cosa succede? Qual è il collegamento di un gesto simile con il ministro Salvini? Invitiamo quest’ultimo e l’intero governo a prendere spunto da questo episodio per interrogarsi sulle scelte da fare e propagandare, così come speriamo che i rappresentanti istituzionali eletti possano presentare interrogazioni parlamentari per chiarire ciò che è accaduto e che le forze dell’ordine agiscano adeguatamente. In questo clima difficile, bisogna essere consapevoli che non basterà bloccare una nave nè servirà moltiplicare i campi di detenzione in Libia o in Niger. Come cittadini crediamo che la politica del cambiamento debba puntare sull’inclusione sociale di tutti, sulle regolarizzazioni delle persone che vivono e lavorano onestamente nel nostro paese da decenni e non continuare in propagande xenofobe di programmi irrealizzabili”.
Cos’altro dobbiamo attenderci in questo clima di violenza razzista diffusa?
Sul caso è intervenuto il sindaco di Caserta, Carlo Marino, il quale ha espresso il suo sdegno in merito, sottolineando che non bisogna abbassare la guardia nei confronti di episodi di enorme gravità come questi. Anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha manifestato il suo dispiacere per un fatto simile e si è rivolto direttamente al ministro Salvini, chiamato in causa dagli aggressori: “Caro ministro Salvini quando semini molto odio corri il rischio di alimentare odio e rancore da cui allignano anche le pulsioni criminali più pericolose. Non scherziamo perché questo Paese è complicato e per certi versi è una polveriera sociale”.
Il parlare sempre alla pancia degli italiani provoca anche risultati come questo. Non avremmo mai pensato che il “cambiamento” potesse prendere la deriva di una forma di far west moderno in chiave xenofoba. E soprattutto è scioccante che si compiano atti razzisti inneggiando ad un ministro della Repubblica.