Un utente Facebook segnala dal suo profilo una circolare emessa dalla Prefettura di Firenze avente oggetto: “Capacità economica dei richiedenti asilo ospiti dei CAS – Vigilanza“ , inviata a mezzo mail a tutti i centri di accoglienza locali. Nella circolare si invitano i gestori dei centri a “vigilare” sui pacchi in arrivo nei centri di accoglienza e destinati agli ospiti, con la richiesta di predisporre l’immediata e contestuale apertura del pacco dinanzi agli operatori del centro, sia per addotte misure di “sicurezza”, sia “per verificare che gli acquisti siano compatibili con la condizione economica dichiarata dall’ospite”.
La Prefettura avrebbe predisposto questa circolare sulla base di numerosi “articoli di stampa, locale e nazionale, che denunciano il ripetersi di consegne da parte dei corrieri di pacchi acquistati online dai richiedenti asilo”, che a detta della Prefettura stessa, “appaiono incompatibili con la presunta situazione di indigenza”, presupposto delle misure di accoglienza.
Siamo andati a frugare nella stampa per capire da dove è partita questa circolare e su quali basi fonda la richiesta di “controlli”. Tutto è sorto da un articolo pubblicato sul quotidiano La Nazione il 26 settembre: “Acquisti sul sito on line di moda. Scoppia il caso al centro migranti”, poi ripreso a piene mani e citato da tutto il resto della stampa nazionale e locale, che non ha fatto altro che operare un copia-incolla di questo articolo madre.
“Nulla di illecito, sia chiaro”, tengono a precisare dal quotidiano, “ma sicuramente un fenomeno singolare, che ha attratto l’attenzione di vari cittadini e di alcuni addetti alle consegne”. L’articolo parla di alcune “fotografie” che “certificano” che i richiedenti asilo ospiti dei CAS di Fiorenzuola e di Certaldo, gestiti dal Consorzio l’Arcolaio, fanno acquisti su Zalando e non solo. La cosa ha fatto talmente “chiacchierare” la gente, che le segnalazioni sono arrivate alle orecchie del consigliere regionale della Lega Nord, Jacopo Alberti, il quale ha presentato un’interrogazione per conoscere le “ragioni per le quali sono effettuati acquisti on line di beni destinati alle strutture che accolgono i richiedenti asilo, dal momento che gli ospiti delle strutture di accoglienza sono già dotati in loco di tutto il necessario e a che titolo, a nome di quale persona o ente e con quali risorse sono effettuati tali ordini di acquisto”.
Quindi, fotografie e testimonianze dei corrieri fornite dalla Lega sono alla base dell’articolo, che sul finale insinua il dubbio, che poi è diventato virale, al punto da far muovere persino la Prefettura: “I profughi possono ovviamente, come tutti, avere un budget a disposizione in base alle attività lavorative che svolgono sul territorio e a propri fondi che hanno a disposizione, ma è la sistematicità del fenomeno che, secondo le testimonianze, avrebbe suscitato dubbi e perplessità”. E così la notizia ha cominciato a girare nel web.
“Viavai di fattorini per i migranti: fanno acquisti online di moda (e pagano con carta di credito)”, intitola il Giornale il 27 settembre. Lo stesso giorno, il quotidiano il Tempo titola: “I rifugiati fanno shopping di lusso”. “La questione, infatti, presenta dei profili per certi aspetti misteriosi. Fermo restando che non rappresenta alcun illecito, molti si sono chiesti come possibile che questo tipo di acquisti (si tratta di capi di abbigliamento, scarpe, giubbotti etc), vengano puntualmente consegnati ai profughi”. Stessa data, su Libero: “Firenze, Zalando consegna agli immigrati del centro d’accoglienza: altro che poveracci, furia della Lega” ironizzando sempre su “scarpe, capi di abbigliamento e tanto altro, tutto rigorosamente griffato”, e specificando che “le consegne arrivano con cadenza regolare, spesso pagate sul momento, o, addirittura, pagate direttamente online con tanto di carta di credito”. Ancora, il Secolo d’Italia: “Shopping ”griffato” online dei migranti in due centri d’accoglienza: ci sono le prove”.
Fa riflettere che ci si preoccupi del viavai di corrieri e portapacchi, presupponendo oltretutto sia il contenuto che l’importo dei singoli pacchi, e non di questioni ben più importanti sul tema dell’accoglienza. Fa pensare che questa sia l’ennesima trovata per esporre mediaticamente l’intera categoria dei “migranti” e cercare motivi per sottoporla a misure sempre più restrittive della libertà e lesive della dignità delle persone.
Ricordiamo che questa circolare fa seguito ad un’altra, dei giorni scorsi, avente oggetto: “Orario di rientro degli ospiti nei centri di accoglienza“, nella quale la stessa Prefettura informa i gestori dei Centri di Accoglienza Straordinaria situati nel territorio della Città metropolitana di Firenze, che “dal 1° novembre 2018 i richiedenti protezione internazionale ospiti dovranno rientrare nelle strutture entro le ore 20 e permanervi sino alle ore 8 successive, istituendo di fatto un “coprifuoco”. Fino a due mesi fa, si parlava solo di rientro notturno. Poi, in un’altra circolare, si indicavano le ore 23 come orario di rientro. Con questa nuova disposizione, ogni allontanamento al di fuori del predetto orario sarà ammesso soltanto previa autorizzazione della Prefettura stessa, “qualora ricorrano motivate e straordinarie esigenze”.
E come fa osserva la CGIL in una nota, “si tratta di una nuova responsabilità e un ulteriore adempimento in capo alle lavoratrici e ai lavoratori all’accoglienza che va nella direzione opposta a quella dell’inclusione. Gli operatori sociali si trovano ad affrontare compiti per loro impropri all’interno di strutture che mutano la loro natura”.
Stiamo subendo una disumanizzazione a tutti i livelli. Basti pensare a quanto sta accadendo nei confronti anche dei bambini figli di cittadini di origine straniera sottoposti a misure discriminatore e di segregazione a Lodi, come a Treviso, fino a Monfalcone.