Inizialmente abbiamo pensato ad una classica fake news, come molte in questo momento di iperproduzione di notizie sul Covid-19. E invece è proprio lì che campeggia in home page del sito istituzionale del Comune di Scafati (SA). “Emergenza coronavirus – Avviso per la Comunità Magrebina” è il titolo di un avviso comunale di ieri, 14 aprile. Il primo cittadino, Cristoforo Salvati, ha pensato bene di indirizzare alla comunità “magrebina” residente in città un avviso con le regole per il contenimento del Coronavirus.
A guardarlo bene, questo documento non contiene né più né meno le classiche indicazioni – dal rimanere a casa al lavarsi le mani – che già da tempo a livello nazionale sono state diffuse per tutti i cittadini. Oltretutto numerose associazioni antirazziste e impegnate nel sostegno e nella tutela dei migranti, le hanno anche tradotte nelle rispettive lingue, con il supporto di mediatori culturali.
In fondo al documento si legge: «È fondamentale che tutta la comunità magrebina della città di Scafati, anche in prospettiva dell’imminente avvio del periodo sacro del Ramadan per i credenti islamici, si attenga scrupolosamente a quanto sopra riportato, in quanto misure essenziali per il contenimento dell’emergenza epidemiologica».
Quindi, il sindaco avrebbe sentito la necessità di precisare in modo specifico all’indirizzo di questa comunità (magrebina è un concetto molto vago) delle regole che nella realtà sono valide per chiunque, a prescindere dalla provenienza o dal credo religioso.
Eppure, proprio a Scafati, in occasione della Pasqua, numerosi fedeli si erano presentati in chiesa pretendendo di assistere alla celebrazione della Messa, in barba a tutte le misure di contenimento, costringendo le forze dell’ordine ad intervenire. Ma lo stesso sindaco si sarebbe limitato a commentare i fatti con un post di circostanza su Facebook. La celebrazione, invece, del mese di Ramadan, previsto tra qualche settimana (23 aprile – 23 maggio), lo ha preoccupato a tal punto da dover precisare in un avviso pubblico, con tanto di protocollo, i “comportamenti” da tenere. Come se il Ramadan potesse produrre più assembramenti di una qualunque altra occasione festiva.
Il sindaco giustifica la comunicazione ad hoc rivolta alla comunità magrebina con il fatto che, la scorsa settimana, è stato trovato positivo al tampone un ragazzo magrebino, addetto alla lavorazione di prodotti agricoli, insieme ad altri sei casi nella città di Scafati.
“Ho scritto al dipartimento prevenzione collettiva dell’Asl affinché si insista sulla divulgazione delle norme da seguire come distanziamento, utilizzo di dispositivi di protezione individuale e, laddove possibile, isolamento totale del paziente contagiato”, avrebbe spiegato il primo cittadino in una nota. “Inoltre adotterò misure specifiche per evitare il diffondersi della pandemia nella comunità magrebina anche rivolgendomi a mediatori linguistici”.
Solo dopo le numerose polemiche, il sindaco avrebbe fatto tradurre l’avviso anche in arabo “per agevolare la comprensione anche di chi all’interno della comunità magrebina, non comprenda ancora perfettamente l’italiano”. E annuncia che lo farà “tradurre anche in francese e poi affiggerlo nei luoghi più frequentati dalla comunità, così da garantire una diffusione il più ampia possibile”. Una procedura contorta, che forse avrebbe dovuto svolgersi proprio al contrario di come si è operato.
Un caso simile ci era stato segnalato nei giorni scorsi a Cassano delle Murge (BA), sempre a discapito di una ben definita comunità di cittadini stranieri presente in modo stabile nel comune (in questo caso la comunità nigeriana). La vicenda fa riferimento all’affissione direttamente sulle porte delle abitazioni dei cittadini di tale comunità di volantini in italiano e in inglese, firmati dalla locale polizia municipale, con le disposizioni riguardanti tutti i cittadini in questo periodo di emergenza sanitaria.
L’abbiamo già detto e qui lo ribadiamo ancora una volta. In questo momento, accentuare le diseguaglianze, aumentare il divario sociale appesantendolo con il razzismo e la discriminazione non aiuta nessuno. Ancor di più se si tratta di discriminazioni che provengono dalle istituzioni.