L’attuale vicesindaco di Carcare, primo cittadino dal 2013 al 2018, è stato nuovamente condannato. Il Tribunale di Savona gli ha ingiunto il pagamento di 2mila euro di multa per il processo che lo ha visto coinvolto (da sindaco, ndr) dopo l’emanazione dell’ordinanza cosiddetta “anti-profughi” emessa il 25 giugno del 2016. La decisione di stilare un documento di un tale “tenore” era stata presa a seguito dell’intenzione da parte di una cooperativa del vercellese, la Versoprobo, di alloggiare circa 50 richiedenti asilo all’interno di dodici appartamenti, situati sopra una galleria commerciale, nei pressi di un asilo nido.
L’ordinanza comunale n. 27/2016, avente come oggetto: «Tutela sanitaria Art. 50 T.U.E.L. 267/2000», ordinava il «divieto di dimora, anche occasionale, di persone provenienti dai paesi dall’area africana o asiatica, presso qualsiasi struttura d’accoglienza, prive di regolare certificato sanitario attestante le condizioni sanitarie e l’idoneità a soggiornare». E si basava su una presunta correlazione tra l’insorgenza di malattie infettive, l’origine “etnica” e la provenienza geografica.
«Dal mese di aprile 2014 ad oggi – si legge nel documento – sono transitati sul territorio comunale numerosi cittadini extracomunitari provenienti da diversi paesi africani e asiatici, tra cui Siria, Nigeria, Ghana, Eritrea, Gambia, Sudan, Somalia, ospitati in locali gestiti da cooperative sociali in convenzione con la prefettura. In questi paesi, sia di origine sia di transito, in assenza di adeguate misure di profilassi sono ancora presenti numerose malattie contagiose ed infettive quali ad esempio Tbc, scabbia e Hiv».
Una tale ordinanza così argomentata non era una novità. Già 2015, il sindaco del comune di Alassio, vietava, con l’ordinanza n. 831 dell’1 luglio, il soggiorno sul territorio comunale, anche occasionale, a persone immigrate di origine africana prive di regolare certificato medico di buona salute. All’epoca dei fatti si era espresso l’Unar, con un parere, affermando che questo tipo di ordinanze «sembrerebbero configurare una molestia ai sensi della legge anti discriminazione, ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi di razza o di origine etnica, aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo» e considerando «discriminatoria la misura di vietare a tali cittadini stranieri di insediarsi anche occasionalmente nel territorio comunale».
Nell’agosto 2017, l’attuale vice-Sindaco quando ancora era Sindaco di Carcare, era stato già condannato per “discriminazione e razzismo” al pagamento di una multa di 3750 euro dal tribunale di Genova, in seguito alla denuncia delle associazioni Arci, Avvocati di strada Onlus, Asgi-Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e Federazione Solidarietà e Lavoro. Lui ha sempre sostenuto di aver agito esclusivamente per motivi sanitari e per tutelare i bambini dell’asilo nido vicino al quale dovevano essere sistemati 50 migranti. “L’ordinanza era stata emessa in un contesto ben preciso. Al sindaco era stata manifestata grande preoccupazione per il probabile ed imminente arrivo di cittadini stranieri provenienti da aree dove c’era il rischio della presenza di malattie contagiose e lui ha tradotto questo allarme nel provvedimento. Peraltro nell’ordinanza non si impediva l’arrivo di migranti, ma si chiedeva che avessero un certificato medico” hanno precisato alla stampa i legali di Bologna.
Il Tribunale di Genova, invece, accogliendo la richiesta dei ricorrenti, aveva invece affermato che la “correlazione operata, del tutto automaticamente, nella ordinanza de quibus tra la – solo potenziale – insorgenza di malattie infettive e l’origine etnica e la provenienza geografica dei soggetti ivi citati, non potendo i problemi connessi alle malattie infettive, anche qualora effettivamente accertati, essere collegati in modo esclusivo al fenomeno dell’immigrazione bensì’ ”ad altri fattori quali la povertà o l’emarginazione sociale che purtroppo colpiscono, senza alcuna distinzione di nazionalità, etnia o razza, chi è costretto a vivere in condizioni igienico sanitarie precarie” è discriminatoria.
Franco Bologna si era però opposto a questo decreto penale e, di conseguenza, si è giunti al processo. Che lo ha visto nuovamente condannato in questi giorni.
Con buona pace delle sue “preoccupazioni igenico-sanitarie”. E anche quelle del Ministro dell’Interno. E con la consapevolezza, una volta di più, che i problemi sociali e le cosiddette emergenze umanitarie non si possono combattere a colpi di ordinanze.