“Un richiedente asilo, consapevole delle nostre difficoltà, ha voluto pagare le merendine che mio figlio si porta a scuola”. Sono queste le storie che percorrono il nostro paese, silenziate dalle liti nei salotti mediatici e dai toni urlati della politica.
Al Cara – Centro di accoglienza per richiedenti asilo – di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, i dipendenti della Connecting People, la cooperativa che gestisce la struttura, non ricevono lo stipendio da sei mesi. Sessanta lavoratori e lavoratrici tra operatori, magazzinieri, mediatori, legali. Sessanta persone che da ottobre lavorano senza percepire nulla. A metà aprile scadrà la copertura della cassa integrazione, come riferisce Luigi Murciano al Piccolo di Gradisca, che riporta la notizia. “Siamo stanchi di questo continuo palleggio di responsabilità fra azienda e Prefettura: come tutti abbiamo diritto a una vita dignitosa – affermano alcuni dipendenti intervistati dal quotidiano locale – Non lavoriamo su macchinari, ma con le persone, e lo facciamo per conto di uno Stato completamente assente e che invece dovrebbe essere il nostro garante”. Una situazione logorante che ha portato due operatori all’esaurimento nervoso, mentre uno, caduto in depressione, ha tentato il suicidio. Un altro ha ricevuto lo sfratto.
Lo stato non sembra però interessarsi alla questione. Un mese fa alcune associazioni presentavano alla Prefettura di Gorizia una richiesta ufficiale di chiarimenti relativi alla gestione del Cara, con un’istanza di accesso agli atti inerenti la convenzione vigente dal 10 gennaio scorso tra il consorzio Connecting People e la stessa Prefettura, per la gestione della struttura.
Solo pochi giorni fa due tecnici del Tribunale di Trapani sono entrati nella struttura per controllare beni, forniture, suppellettili, mezzi in dotazione. La procedura sarebbe legata alla richiesta, presentata l’anno scorso proprio dalla Connecting People allo stesso Tribunale di Trapani, di concordato in bianco: un ricorso che viene presentato al Tribunale, dove si esprime la volontà di presentare una proposta e un piano di rientro ai creditori. In questo caso, i creditori sono appunto i lavoratori della cooperativa, la quale addebita il problema ai ritardi con cui lo Stato procede ai pagamenti e alla mancata rimodulazione del contratto d’appalto da parte della Prefettura, dopo l’aumento della capienza della struttura. In questa situazione, non va dimenticato il rinvio a giudizio di tredici persone, a seguito dell’inchiesta su presunte fatture e presenze gonfiate al Cara. Il viceprefetto di Gorizia Gloria Sandra Allegretto e il ragioniere capo Telesio Colafati sono imputati di falso materiale e ideologico in atti pubblici, come ricorda Il Piccolo. Undici persone tra i vertici della Connecting People sono invece accusate di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato.
Come emerso anche durante la visita al Cara organizzata dalla Campagna LasciateCIEntrare il 25 febbraio scorso – che ha riscontrato una generale situazione di incuria – i problemi sembrano davvero tanti. A farne le spese, tra le denunce delle associazioni e il silenzio istituzionale, sono richiedenti asilo e lavoratori. Insieme.