Sarebbero 4 le persone in ospedale. Stando a fonti informative dirette, le forze dell’ordine sarebbero intervenute con idranti, cariche, e anche facendo irruzione nelle stanze, contro la protesta degli oltre 800 richiedenti asilo che da questa mattina bloccano i cancelli del Cara di Castelnuovo di Porto, impedendo agli operatori di entrare o uscire dalla struttura. Una protesta che i richiedenti asilo erano intenzionati a portare avanti fino a quando non sarebbero stati ascoltati dalla Prefettura: che però, a quanto pare, sembra abbia preferito far intervenire le forze dell’ordine, piuttosto che capire le ragioni delle persone.
La manifestazione sarebbe nata contro le condizioni di “accoglienza” messe in campo dal nuovo ente gestore della struttura, la cooperativa Auxilium, che secondo quanto denunciato dai richiedenti asilo presenti nella struttura non avrebbe mai distribuito il pocket money, ossia 2,50 al giorno a persona corrispondenti ad alcuni prodotti. Inoltre, sarebbe stato eliminato l’autobus che garantiva il trasporto delle persone, e non ci sarebbe più l’ambulanza. Non solo: la qualità dei pasti sarebbe peggiorata, e addirittura non ci sarebbe più il servizio di assistenza legale e mediazione culturale, imprescindibili per seguire le pratiche di richiesta di protezione. La gravità dell’eliminazione di tali servizi si incrementa se si pensa che, in mancanza di un’assistenza legale o di mediazione, possono anche saltare appuntamenti fissati mesi fa con la Questura.
Tutti i servizi per la cui assenza è in atto la protesta dei richiedenti asilo spettano obbligatoriamente all’ente gestore: rappresentano i doveri derivanti dal bando di gara. La loro mancanza rappresenterebbe una gravissima violazione degli oneri dell’ente.
Ma nel Cara non protestano solo i richiedenti asilo: da tempo gli operatori della struttura lamentano una riduzione oraria e una progressiva destrutturazione dei servizi all’interno della struttura. La cosa non stupisce, visto anche che ad oggi le gare d’appalto si giocano al ribasso, ossia tendenzialmente vince chi offre una gestione al minor prezzo.
E’ quello che già nel 2012 denunciavano gli operatori del centro: “è irrazionale che i nuovi gestori non si avvalgano dei servizi già strutturati e di professionalità che si sono sviluppate con riguardo specifico a necessità e bisogni molto peculiari di cui gli ospiti del CARA sono portatori. E’ fondamentale per la tutela degli ospiti non perdere il patrimonio di capacità e di rete creato nel corso degli ultimi anni”, scrivevano gli operatori due anni fa. Nel frattempo i gestori sono cambiati ma i problemi no.
Piuttosto che un’accoglienza che guardi a un reale inserimento delle persone nel tessuto sociale, si cerca un contenimento. E ancora una volta la risposta è repressiva. Mentre, come scrivevano nel 2012 gli operatori, la Prefettura dovrebbe garantire “un intervento immediato e incisivo al fine di assicurare il riassorbimento da parte del nuovo gestore dei professionisti già impegnati nel C.A.R.A. [..] ai fini di una continuità lavorativa degli stessi e indispensabile per una reale tutela di persone costrette a fuggire dai propri paesi di origine”.