Il Consiglio dei Ministri n. 90 del 13 novembre 2015 ha approvato, su proposta dei Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, della giustizia Andrea Orlando e del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, un disegno di legge contenente norme in materia di contrasto ai fenomeni di lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura. Un’iniziativa tanto “necessaria” quanto “urgente” al fine di contrastare efficacemente ed in maniera coordinata il fenomeno del cosiddetto “caporalato” e il lavoro nero nel settore agricolo.
Il testo approvato dal Cdm recepisce, di fatto, anche le proposte da tempo avanzate alle istituzioni dai sindacati, e supportate dalla mobilitazione dei lavoratori del settore. Il testo varato, infatti, s’inserisce a pieno titolo nel percorso della proposta di legge di iniziativa popolare “Io riattivo il lavoro” .
La proposta d’iniziativa popolare (C.1138), abbinata ad altre proposte di iniziativa parlamentare, è parte integrante del testo unificato approvato in prima lettura l’11 novembre 2015 alla Camera dei Deputati e trasmesso al vaglio del Senato (S.2134).
Nello specifico, il disegno di legge introduce strumenti operativi contro il “caporalato” tanto dal lato amministrativo quanto dal lato penale.
Con questo ddl si rende obbligatorio e non più facoltativo l’arresto in caso di flagranza del reato, e si rende obbligatoria la confisca del prodotto o del profitto del reato, oltre che delle cose utilizzate per la sua realizzazione. Altro passo importante è l’aggiunta del “delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, di cui all’articolo art. 603 bis c.p. all’elenco dei reati per i quali può operare la confisca cosiddetta estesa o allargata. Questa misura patrimoniale è stata introdotta per colpire le grandi ricchezze illecitamente accumulate, anche per interposta persona, dalla criminalità organizzata. Il Cdm ha ritenuto poi importante aggiungere il “reato di caporalato” (di cui all’articolo 603 bis c.p.) tra quelli per i quali si determina la responsabilità amministrativa da reato da parte degli enti, e inserirlo nell’elenco di quelli per cui si debba riconoscersi il diritto della vittima all’indennizzo a carico dello Stato, attingendo al fondo anti-tratta istituito con legge nel 2003 e incrementato nel 2014. Viene rafforzata, inoltre, la operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, creata con la Legge Competitività e attiva dal 1 settembre 2015. Con la nuova legge, le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. Ora, il ddl passerà all’esame del Parlamento.
Contestualmente, è partita da Grosseto una nuova proposta di legge presentata da Sel alla Camera e al Senato. La proposta di legge è stata illustrata il 17 novembre 2015 dalla deputata Marisa Nicchi e dal senatore Dario Stefano, primo firmatario al Senato. L’obiettivo della legge è sempre quello di contrastare il caporalato, un fenomeno drammaticamente diffuso in Puglia, Calabria e Sicilia ma che ormai ha preso piede anche in molte altre regioni italiane, senza risparmiare neppure la Toscana coi suoi vigneti del Chianti e della Maremma.
Tra le proposte principali innovative, troviamo l’introduzione di uno specifico bollino “capofree” per le produzioni agricole libere dal caporalato, una lista di prenotazione nei Centri territoriali dell’impiego con regolare iscrizione dei lavoratori e dalla quale le aziende possano attingere, ma anche un potenziamento dall’attività ispettiva, incentivi agli imprenditori che regolarizzano i rapporti di lavoro, per arrivare a forme di salvaguardia per i lavoratori migranti privi di permesso di soggiorno che facciano emergere, con la loro denuncia, forme di sfruttamento della manodopera. La lunga proposta di legge prevede anche degli “indici di congruità”, ovvero parametri che definiscono il rapporto tra la qualità del prodotto e la quantità delle ore di lavoro.
Tanti passi importanti, questo è certo. Purché adesso, il percorso ad ostacoli fra Camera e Senato non si arresti, ma al contrario porti ad approvazioni ed applicazioni in tempi rapidi.