Il Canton Ticino sarà il primo cantone svizzero a vietare l’uso del velo religioso nei luoghi pubblici: è il risultato del referendum con cui i cittadini sono stati chiamati a scegliere se inserire il divieto nella Costituzione cantonale piuttosto che nella Legge sull’ordine pubblico, oppure se non prevederlo affatto.
Ben il 65,4% dei votanti si è rivelato favorevole all’introduzione di un nuovo articolo nella Carta. Ora si attende il via libera dell’Assemblea federale, per la garanzia che dopo la modifica la Costituzione cantonale non sarà in contrasto con quella federale.
Secondo il testo approvato “nessuno può dissimulare o nascondere il proprio viso nelle vie pubbliche e nei luoghi aperti al pubblico (ad eccezione dei luoghi di culto) o destinati ad offrire un servizio pubblico”.
Ma è davvero necessario questo divieto? Secondo l’imam Samir Radouan Jelassi della Lega dei Musulmani in Ticino, assolutamente no. “La gente è stata manipolata e non ha capito cosa ha votato. Non abbiamo burqa in Ticino”, afferma l’imam, proseguendo: “Si è fatta una campagna fondata sulla paura, presentando un pericolo, veicolato attraverso delle immagini, che non ha niente a che fare con la realtà ticinese”.
I leghisti italiani guardano invece con interesse al risultato del cantone italofono: “Complimenti agli amici del Canton Ticino per l’esito del referendum”, scrive su Facebook Nicola Molteni, capogruppo in Commissione Giustizia per la Lega Nord a Montecitorio. “Adesso anche da noi si voti la stessa proposta di legge della Lega Nord”, aggiunge.
Al di là delle dichiarazioni leghiste, anche in Italia non sembra – fortunatamente – una priorità un cambiamento legislativo in tal senso.