Appello alla mobilitazione del Progetto Melting Pot e della campagna Lesvos calling. #lesvoscalling #opentheislands #stopeuturkeydeal #safepassages
La crisi umanitaria in Grecia, nelle isole hotspot del Mar Egeo e al confine con la Turchia sta drammaticamente peggiorando di ora e in ora, da quando lo scorso 27 febbraio il presidente turco Erdogan ha annunciato, dopo l’intensificarsi degli scontri in Siria, di inviare verso l’Europa “milioni di profughi” che risiedono in Turchia. In questo momento, secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, oltre 13.000 rifugiati, si sono radunati lungo i 212 km del confine terrestre greco-turco che corre lungo il fiume Evros nella Grecia nord-orientale.
In risposta, il governo greco di destra guidato da Kyriakos Mītsotakīs ha dichiarato lo stato d’emergenza, disposto la chiusura delle frontiere dispiegando le forze armate, e sospeso il diritto di chiedere asilo politico per un mese.
A Kastanies, un piccolo villaggio greco al confine con la Turchia, si stanno ammassando in migliaia. Le persone che cercano di passare vengono fermate e rimandate indietro, la polizia greca fa anche uso di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua.
La chiusura dei confini greci e dei respingimenti avviene anche in mare. I video diffusi ieri mostrano una motovedetta della Guardia costiera greca mentre sperona e spara contro un gommone con a bordo decine di persone. Un altro barcone avvicinato dalla guardia costiera si è ribaltato e un bambino è morto annegato.
L’UE ha offerto ad Erdogan una formidabile arma di ricatto, assegnando alla Turchia il ruolo di “gendarme esterno“ con l’accordo del 18 marzo 2016, che prevedeva un finanziamento di 3 miliardi di Euro, in seguito raddoppiati. La Turchia ha effettivamente svolto il lavoro sporco per conto dell’UE, fortificando con una barriera i suoi confini a sud ed est, consapevole che l’incapacità di gestire un afflusso di persone dentro i confini europei avrebbe prima o poi portato a situazioni devastanti.
Gli arrivi nelle isole del Mar Egeo non si sono mai del tutto arrestati e per effetto delle nuove politiche in materia di immigrazione varate del governo greco, questi luoghi sono diventati delle prigioni a cielo aperto. Più di 40.000 persone sono bloccate, alcune dal 2016, in condizioni disumane nei centri hotspot di Lesvos, Chios e Samos, strette tra le difficoltà materiali dell’assenza di servizi e un clima di ostilità e violenza della popolazione, che viene costantemente alimentato dalla presenza di gruppi di estrema destra. L’isola di Lesvos è sotto assedio.
Tutto il Paese ellenico e le sue isole sono diventate dal 2016 un laboratorio fallimentare delle politiche dell’Unione europea in tema di migrazioni e asilo. L’UE è perciò la prima responsabile di questo “esperimento” di contenimento e respingimento che raffigura il totale e sistematico naufragio dei diritti fondamentali. A farne le spese sono gli uomini, le donne e i bambini usati come arma di ricatto, bloccati dai lacrimogeni della polizia nella “terra di nessuno” o sui gommoni mentre cercano di non annegare, costretti a vivere privati di ogni cosa in mezzo al fango di Moria.
È tempo di agire: facciamo appello alla mobilitazione sotto le sedi istituzionali dell’Unione europea e della Grecia.
Già in queste ore si stanno organizzando diversi presidi e appuntamenti in piazza: la nostra giusta indignazione non può fermarsi ad una generica richiesta di responsabilità verso le istituzioni europee e gli Stati membri dell’Ue.
Pretendiamo l’immediata cessazione dell’accordo con la Turchia; l’apertura del confine tra la Grecia e la Turchia; di canali umanitari per raggiungere in modo sicuro i paesi dell’Unione.
Rivendichiamo la libertà di movimento: le persone che si trovano nelle isole del Mar Egeo devono essere immediatamente evacuate e portate sulla terraferma, e in deroga al regolamento di Dublino, ricollocate negli altri Paesi nei quali deve essere garantita un’accoglienza dignitosa e il diritto d’asilo.
Non possiamo rimanere immobili e aspettare che si compia l’ennesima tragedia, che altri esseri umani siano abbandonati come vite di scarto. Non possiamo accettare che in nome di uno “stato di emergenza” vengano calpestati i diritti e perpetrate violenze.
Evacuazione immediata da tutta la Grecia e dalla Turchia!
Canali umanitari subito!
Libertà di movimento per tutte e tutti!
Stop accordo UE-Turchia!