Un altro naufragio. Per l’ennesima volta la conta, straziante, dei dispersi, nella speranza che i soccorsi arrivino in tempo. Ancora una volta, l’orrore si consuma nel Canale di Sicilia, al largo delle coste libiche, in un mare, il Mediterraneo, che giorno dopo giorno si va trasformando in un cimitero.
L’imbarcazione su cui viaggiavano i migranti è stata avvistata dall’elicottero Mimbelli: un gommone quasi completamente sgonfio (come si vede nel video diffuso dalla Marina sul proprio profilo twitter), a una quarantina di chilometri dalle coste libiche. L’equipaggio dell’elicottero ha lanciato le scialuppe di emergenza e dato l’allarme. Poi l’arrivo della nave Fenice della Marina Militare – che nel frattempo aveva ultimato le operazioni di salvataggio di 119 migranti, anch’essi su un gommone in difficoltà. E che è riuscita a trarre in salvo 52 persone, tra cui due uomini trovati durante le ricerche, aggrappati ad un barile. La Marina Militare ha diffuso un video dei soccorsi. I sopravvissuti al naufragio sono stati portati a Lampedusa con una motovedetta della Guardia Costiera. Ma sull’imbarcazione sarebbero stati in cento, stando alle loro testimonianze. Si teme quindi un’altra, ennesima strage. Anche perchè finora le ricerche sono state vane.
Intanto, ci si chiede che fine abbiano fatto i mezzi previsti dall’operazione Frontex/Triton. La nave Fenice fa infatti parte della missione italiana Mare Sicuro, lanciata alcuni mesi fa anche con finalità antiterrorismo, e non delle missioni europee Triton/Frontex e Eunavfor Med, tra i cui obiettivi ci dovrebbero essere anche le operazioni di SaR (Search and Rescue, ricerca e soccorso). “Eppure l’Unione Europea aveva stanziato decine di milioni di euro perché queste operazioni fossero attive fino a tutto settembre” denuncia Fulvio Vassallo Paleologo nel suo blog Diritti e Frontiere, e prosegue: “Dei tanti soldi stanziati dall’Unione Europea per Frontex/Triton non si comprende più che uso se ne stia facendo. I parlamentari europei delle commissioni LIBE e Bilancio dovranno chiederne conto. Sono soldi di tutti i cittadini europei e potevano servire per salvare tanti migranti”. Persone che invece continuano a morire, in questo tratto di mare considerato da associazioni e ong il più letale e pericoloso degli ultimi anni (leggi anche qui).