Il 9 aprile, con una lettera di diffida, l’Associazione 21 luglio ha invitato Marcello De Vito, candidato sindaco di Roma per il Movimento 5 Stelle, a “desistere dal rilasciare dichiarazioni che potrebbero fornire una visione distorta della comunità rom e alimentare sentimenti suscettibili d’incitare alla discriminazione, all’odio e all’intolleranza”.
La presa di posizione dell’associazione segue alcune dichiarazioni che il candidato sindaco ha pubblicato sulla sua pagina facebook, riferite alla vicenda della supposta compravendita dei voti in cui, secondo l’ex dirigente Pd per il Lazio Cristina Alicata, sarebbero implicati alcuni cittadini rom (la dirigente si è dimessa proprio a causa di questa vicenda, ne abbiamo parlato qui).
L’8 aprile, infatti – tra l’altro proprio quando si celebra la Giornata Internazionale dei rom e dei sinti – sulla sua pagina Facebook De Vito scriveva: “In genere, quando si parla di primarie del Pd si fa riferimento ai 2 euro che ogni sostenitore ‘investe’ per esprimere il suo voto [..] in queste primarie romane c’è una novità, però… alcune persone sono state pagate ben 10 euro per esprimere il loro voto”. De Vito pubblicava anche un volantino con due immagini: da una parte una donna rom mentre imbuca nell’urna una scheda di voto per le primarie del Pd (sorge subito una domanda: è stata concessa l’autorizzazione per la pubblicazione della fotografia?), dall’altra un gruppo di persone appartenenti probabilmente alla stessa comunità, in fila presso un gazebo dello stesso partito. Le immagini sono accompagnate dalla frase: “10 euro ai Rom per votare alle primarie”.
“Tali dichiarazioni – scrive l’Associazione 21 luglio – hanno un impatto fortemente negativo e penalizzante”, anche perché viene affermato “senza dati e prove oggettive, che le comunità rom si sono recate al voto delle primarie dietro corrispettivo di una somma di denaro. Esse, per come formulate, possono esser suscettibili di diffondere nell’immaginario collettivo una visione delle comunità rom presenti sul territorio distorta e marcata da stereotipi e pregiudizi”. L’Associazione ha inoltre invitato il candidato sindaco a rimuovere l’immagine e le dichiarazioni che alimentano sentimenti anti-rom.
De Vito ha eliminato l’immagine e le dichiarazioni: la sua risposta è arrivata questa mattina, affidata, ancora una volta, al social network Facebook. Il candidato sottolinea che “che la notizia sull’ipotesi di compravendita di voti in occasione delle primarie del PD è stata rilevata sul profilo Facebook della d.ssa Cristiana Alicata, dirigente regionale del Partito Democratico”. Ricorda inoltre che “il 3 dicembre 2012 il Movimento 5 stelle Roma organizzò, presso la Città dell’Altra Economia, un incontro sul tema dell’integrazione sociale [..] e il 23 gennaio 2013 numerosi attivisti del M5S, sono intervenuti all’affollatissima presentazione dell’Agenda Rom e Sinti organizzata dall’Associazione 21 luglio”.
Le dichiarazioni di De Vito stimolano alcune riflessioni. Il fatto che la ex dirigente laziale del Pd Alicata abbia avanzato accuse di questo tipo non costituisce prova della veridicità del fatto. E non può essere nemmeno un motivo per fare proprie queste accuse, utilizzandole a scopo propagandistico.
Inoltre, il fatto che il M5S abbia partecipato a degli incontri relativi alla situazione dei rom nella Capitale ci sembra una cosa giusta, che dovrebbe essere vista come naturale per chi vuole occuparsi di governare una città in cui sono appunto presenti anche comunità rom. Il fatto che invece questo sia portato a prova del ‘non razzismo’ di una parte politica la dice lunga sulla situazione della nostra politica.
Come dice giustamente l’Associazione 21 luglio, “sarebbe opportuno che i diversi soggetti candidati a governare la città di Roma si soffermassero maggiormente sui programmi e sui contenuti piuttosto che, come già fatto nel passato, decidere di strappare il consenso attraverso la diffusione di immagini, affermazioni e dichiarazioni che offendono la dignità umana e alimentano la xenofobia e l’antigitanismo”.
Una riflessione condivisa da molti. Primi fra tutti, i rom di via Candoni, che hanno annunciato di voler querelare Cristiana Alicata e Marcello De Vito per diffamazione e istigazione all’odio razziale: “Come comunità rom, presente da 13 anni sul territorio del XV municipio, abbiamo sempre preso parte attivamente alla politica del territorio, come tutti i rappresentanti delle forze politiche, dell’associazionismo e dei movimenti locali possono testimoniare. Le primarie ci sono sembrate un’occasione importante per incidere e avere voce in capitolo. Evidentemente ci siamo sbagliati! La campagna partita da una dirigente del Pd, immediatamente ripresa dal Movimento 5 Stelle e da tutti i blog della destra e diffuso indegnamente da tutta la stampa è il segnale inquietante di quanto sia radicato nel senso comune il pregiudizio razzista nei confronti delle comunità rom”.
Alcune persone hanno risposto a De Vito, sempre tramite Facebook: se da una parte alcuni sostengono il candidato, altri fanno notare l’inopportunità di quanto dichiarato. “Anche se hai tolto il post con la foto della rom vergognati lo stesso. Ora voglio le prove del fatto che i rom erano pagati”, scrive un utente del social network. Perché si insiste così tanto sul fatto che manchino delle prove concrete? Una risposta la suggerisce proprio un post di risposta a De Vito: “Dare per scontato che se un rom vuole votare vuol dire che è stato pagato è semplicemente un insulto all’intero popolo. Nei paesi democratici queste accuse – se non sono attentamente e inoppugnabilmente documentate – si pagano. [..] Sai, la città di cui vuoi essere sindaco ha dei cittadini rom. Dovresti fartene una ragione. Magari sono andati alle urne perché uno dei candidati alla Presidenza del Municipio ha promesso loro delle politiche di integrazione”.