E’ iniziata la campagna elettorale. A dircelo, più che i programmi politici e le proposte, sono i messaggi della propaganda elettorale intrisi di xenofobia e di razzismo, tanto più utili in un periodo di crisi economica e sociale. In mancanza di risposte efficaci per fermarla niente di più facile che spostare l’attenzione su chi non può votare, o ha meno voce per farsi sentire, e trasformandolo in un capro espiatorio di una situazione che, in realtà, non si sa (o non si vuole) gestire politicamente.
“Il lavoro prima alla nostra gente. Stop ai concorsi pubblici per immigrati”, recita un manifesto della Lega Nord, che ripropone la dicotomia “noi-loro” che le è tanto cara, perpetrata prima tra italiani (Nord e Sud) e ora tra italiani e cittadini stranieri.
Riccardo Sensi, candidato sindaco di Forza Italia per Montecatini Terme, inserendosi in quello che è un discorso cavalcato sia dai media sia dalla classe politica sceglie di far affiggere dei manifesti con una donna, che secondo le rappresentazioni più diffuse per gli abiti che indossa si presume essere rom. Sotto, la frase stop al degrado, restituiamo decoro alla nostra città.
Anche sforzandoci, non riusciamo a intravedere degrado nel manifesto. Non ci sono, ad esempio, cumuli di spazzatura, oppure strade divelte. C’è solo una donna, di spalle. A quanto pare, per Sensi il solo fatto che possa, forse, essere rom basta a trasmettere un’immagine di noncuranza della città, che il sindaco a quanto pare dice di voler cambiare. C’è effettivamente un problema di degrado nella città? Che dati ci sono? Eventualmente, come pensa di risolvere questo problema il candidato? Non si sa: quello che importa, è trovare qualcuno da stigmatizzare, contro cui schierarsi.
E’ una strategia ben nota e che da anni monitoriamo e denunciamo, come abbiamo fatto con uno dei casi più eclatanti, quello dei manifesti in cui campeggiava la parola “zingaropoli”, affissi nel 2011 da Lega Nord e PDL contro il candidato sindaco Giuliano Pisapia, accusato di voler consegnare la città ai rom e ai fedeli musulmani. Per questi manifesti, e per la campagna dai contenuti fortemente discriminatori portata avanti, Lega Nord e PDL furono condannati per discriminazione in base all’art. 2 c.3 del D.lgs 215/03 (ne abbiamo parlato qui).
Un precedente che dovrebbe essere tenuto ben presente dai candidati alle elezioni europee e dai loro consulenti per la comunicazione, ma anche da parte dell’opinione pubblica. Le campagne elettorali che si fondano solo o prevalentemente sulla stigmatizzazione e sull’odio verso chi di volta in volta e a seconda della convenienza viene identificato come “altro da noi”, nascondono l’incapacità di avanzare proposte politiche efficaci. A farne le spese siamo tutti noi.