Per la prima volta, una delegazione dell’Unione Camere Penali Italiane è entrata all’interno di un Cie, quello di Gradisca d’Isonzo a Gorizia.
La delegazione, guidata dal Presidente Valerio Spigarelli, insieme agli Avvocati Annamaria Alborghetti e Antonella Calcaterra dell’Osservatorio Carceri UCPI e al Presidente della Camera Penale di Gorizia, l’Avvocato Riccardo Cattarini, ha potuto verificare le condizioni di vita delle persone trattenute all’interno della struttura detentiva.
A seguito della visita, l’Unione delle Camere Penali Italiane ha dichiarato l’illegalità del sistema Cie, considerato “una vera e propria detenzione amministrativa, peraltro proibita dal nostro ordinamento”, luoghi dove le persone sono private “delle garanzie minime a tutela della dignità umana”.
Di seguito pubblichiamo il comunicato dell’ UCPI:
Dalle carceri ai Centri di identificazione ed espulsione. Per la prima volta, le Camere Penali varcano le porte di un CIE, quello di Gradisca d’Isonzo a Gorizia. Una delegazione dell’Unione Camere Penali Italiane, guidata dal Presidente Valerio Spigarelli, insieme agli Avvocati Annamaria Alborghetti e Antonella Calcaterra dell’Osservatorio Carceri UCPI e al Presidente della Camera Penale di Gorizia, Avv. Riccardo Cattarini, ha verificato le condizioni di vita di coloro che vi sono ospitati, le problematiche della struttura e le criticità. E’ un luogo di effettiva detenzione dove gli stranieri, in vista dell’espulsione, in attesa della sola identificazione, sono trattenuti anche per tempi fino a 18 mesi. E ciò in condizioni igieniche desolanti, ammassati anche in dieci nelle celle. I CIE sono luoghi, almeno in questo caso, peggiori delle carceri, dove le persone sono private della libertà e delle garanzie minime a tutela della dignità umana. Di fatto si tratta di una vera e propria detenzione amministrativa, peraltro proibita dal nostro ordinamento, che non gode di alcuna delle garanzie giurisdizionali previste dalla normativa penitenziaria.