E’ stata annullata dalla Corte sportiva d’appello della Figc la giornata di squalifica che il giudice Gerardo Mastrandrea aveva inflitto a Sulley Muntari, giocatore ghanese del Pescara.
L’episodio in questione risale a domenica 30 aprile: durante la partita contro il Cagliari, Muntari, centrocampista del Pescara, era stato preso di mira dai cori razzisti di un gruppo di tifosi della squadra sarda. Offese evidenti, tanto che il giocatore si era rivolto ai tifosi, in particolare a un bambino che, imitando i genitori, partecipava agli insulti. “Gli ho detto ‘Non si fa così’, ho tolto la maglia e gliel’ho data. Se facciamo così, anche i bambini vedono…non va bene. Che esempio diamo, perché portiamo i bambini a vedere la partita?”. Un’azione che non è piaciuta al direttore di gara Daniele Minelli, il quale avvicinandosi al giocatore ha specificato che “parlo io, non devi parlare con il pubblico”. Ne è nato un diverbio tra i due: Muntari ha protestato per la mancata interruzione della partita, e in tutta risposta l’arbitro l’ha prima ammonito, e poi espulso in seguito alle ulteriori proteste del calciatore, culminate con l’abbandono del campo. All’espulsione è seguita la giornata di squalifica inflitta dal giudice sportivo Mastrandrea.
Eppure, c’è una norma che prevede di sospendere il gioco in caso di episodi di razzismo. Una norma che raramente viene applicata, creando delle pericolose legittimazioni a insulti e offese.
Se ne sono accorti in Inghilterra: il quotidiano The Guardian ha pubblicato un articolo, specificando che “l’Italia fatica a fermare i cori razzisti nei suoi stadi”.
Sul caso è intervenuto anche l’Alto Commissario Onu Zeid Ra’ad al Hussein, lodando il comportamento di Muntari, “un esempio nella lotta al razzismo”. Un esempio che come tale doveva emergere, e che invece rischiava di venire inabissato da insulti e comportamenti discriminatori.
Fortunatamente, il caso non è passato inosservato: prima di tutto grazie a Muntari, che ha difeso la sua posizione specificando il motivo della protesta, ma anche grazie alla Assocalciatori che ha presentato il ricorso contro la decisione del giudice sportivo. “Ha vinto il buon senso. E’ un messaggio che era giusto dare, per creare un precedente”: questo il commento del presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi. “Il caso Muntari è quello che ha fatto più notizia, ma ce ne sono stati altri”.
E’ proprio in relazione a questo che la posizione espressa da Muntari subito dopo l’episodio è davvero un esempio da seguire: “Sei tu – l’arbitro – che gestisci tutto, tu devi avere il coraggio per fermare questa cosa. Se tu la fermi, domani non succederà più, e piano piano cancelleremo questa cosa”. Una posizione da assumere ogni giorno contro il razzismo, non solo negli stadi.