“Per arrivare alla pari con quello che è il calcio europeo e le scelte che riguardano il tentativo di annullare il razzismo nel calcio, c’è bisogno di un percorso di posizioni etiche. Vedere questi risultati senza nessun significato non aiuta e ci fanno rimanere distanti dal calcio europeo. Non vedo nessun significato educativo nelle prese di posizione, bisogna essere ben decisi ed attaccare chiunque evidenzi questo problema perché è un problema delle persone in generale essere razzisti. Bisogna considerare le persone per come si comportano e per il cuore che hanno, non per il colore della pelle”.
Commentava cosi, solo una settimana fa, il tecnico della Roma Luciano Spalletti, a proposito dei fischi razzisti al calciatore nero Rudiger, durante il derby contro la Lazio. Ciò nonostante, qualche giorno dopo, durante l’incontro di calcio fra Don Bosco Vallecrosia Intemelia e Quiliano, vengono intonati ancora dei cori razzisti dagli spalti nei confronti di un calciatore del Quiliano di nazionalità togolese, Binjamin Marouf, tornato in lacrime negli spogliatoi dopo la partita. Un episodio gravissimo che ha fatto infuriare i vertici del Comitato ligure della Lega Nazionale Dilettanti.
Quasi in contemporanea, un altro episodio di razzismo in campo, altrettanto grave, durante la partita, valida per il Campionato di seconda categoria Figc di Parma, tra Team Carignano Calcio e Asd Montanara Calcio. Un calciatore ha denunciato di essere stato insultato con epiteti razzisti, poi pestato con calci e pugni in faccia durante la partita. In conseguenza del pestaggio, il giovane ha riportato la frattura di un dito, oltre all’occhio nero per il pugno e a dolori vari.
E’, di fatto, un crescendo di violenza razzista in ambito calcistico quello a cui assistiamo in questi ultimi giorni, che culmina con un ennesimo episodio, questa volta a Torino. Il capitano del Villaretto, una squadra di calcio di Terza Categoria in Piemonte, Gianluca Cigna, 28 anni, viene colpito a calci e pugni, e poi ricoverato all’ospedale, dove si trova tutt’ora. Ha riportato una frattura nella parte orbitale superiore, all’altezza del sopracciglio, ed è stato operato per la rimozione di una scheggia che rischiava di ledere l’occhio. Ora dovrà affrontare un intervento maxillofacciale. Il calciatore è stato picchiato, nel parcheggio del campo di gioco, dopo la partita, per avere difeso dagli insulti razzisti un compagno di squadra senegalese.
Il movente e l’accusa vengono però respinti da un dirigente della squadra avversaria, la Mappanese: “Sembra – scrive su Facebook – che la squadra della Mappanese abbia fatto un agguato a un giocatore del Villaretto, ma non è così. Siamo stati attaccati da alcuni giocatori della squadra avversaria solo perché dicono che abbiamo offeso un giocatore di colore, quando questo per tutta la partita ha menato come un fabbro ed è stato espulso per una gomitata in faccia a un nostro giocatore”. Dopo la rissa, sedata dall’intervento della Polizia, Mbaye Mamadou, il 28enne del Senegal, calciatore dell’Atletico Villaretto oltraggiato dagli insulti razzisti, racconta: “Agli insulti dei tifosi sono abituato, ma è la prima volta che mi capita di essere offeso in campo, da altri giocatori (‘Vaffan… negro di m…, gli ha gridato un avversario, ndr)”. E Gianluca, il mio capitano, è intervenuto per difendermi”. Oggi, sulle pagine de il manifesto, Max Mauro commenta: “Il razzismo è parte dell’esperienza quotidiana di molti ragazzi di origine immigrata e il calcio non fa differenza. Uno spazio che dovrebbe essere di socializzazione e divertimento si trasforma spesso in un’esperienza traumatica per tutti quelli che vi sono coinvolti. Tra settembre 2013 ad oggi circa 40 calciatori dilettanti e dei campionati giovanili della Figc hanno ricevuto una squalifica di dieci giornate per «comportamento discriminatorio». Circa la metà dei casi è riferito a giocatori minorenni, alcuni poco più che bambini, come un undicenne di Prato che, nell’ottobre 2014, durante una partita della categoria esordienti, trovandosi quel giorno tra le riserve, aveva ripetutamente rivolto offese razziste all’arbitro, un adolescente di origine immigrata”.
Un’osservazione che meriterebbe di essere ulteriormente approfondita. Molti dei protagonisti di questi episodi razzisti sono minori. La frequenza dei casi di razzismo negli stadi induce a pensare che i meri interventi punitivi non funzionano e dovrebbero essere accompagnati da iniziative educative e di sensibilizzazione.