Ne ha parlato, tra gli altri, Daniele Barbieri sul suo blog qui. Sabato 8 giugno, le vie di Cagliari sono state attraversate dal primo corteo organizzato da cittadini rom in Sardegna.
La manifestazione è stata indetta dall’associazione Dosta, che in romanè significa “basta”, in collaborazione con altre associazioni dopo gli eventi di dieci giorni fa. Il 30 maggio scorso, infatti, Lotta studentesca – gruppo giovanile del movimento neofascista Forza Nuova – ha fissato sui cancelli di tre scuole cagliaritane un finto sigillo con nastro rosso e bianco, accompagnato da alcuni volantini: “Stop ai rom. Prima gli studenti cagliaritani”, “Scuola gratis? Diventa rom” (Ne abbiamo parlato qui).
Dosta, insieme a Asce (Associazione sarda contro l’emarginazione), aveva subito risposto con un comunicato, chiedendo all’Unar di aprire un’indagine sull’episodio. Le associazioni avevano inoltre sporto denuncia contro il gruppo cagliaritano di Forza Nuova, nonché contro il segretario nazionale del movimento di estrema destra.
Poi, per la prima volta, è stato dato appuntamento in piazza. Nel volantino di convocazione della manifestazione si legge: “Il diritto allo studio è stato una conquista sociale e deve essere considerato patrimonio di tutti. L’istruzione è un mezzo imprescindibile per il conseguimento e l’esercizio dei diritti di cittadinanza, e presupposto basilare dell’integrazione sociale. La contestazione nel volantino di ‘Lotta studentesca’ è pretestuosa e fuorviante perché vuole mettere il diritto allo studio degli studenti cagliaritani in conflitto con il diritto allo studio di altri cittadini che a Cagliari vivono e risiedono da lungo tempo. E’ evidente che i contenuti hanno un fondamento razzista e discriminatorio”.
Le persone presenti erano circa 300, con molte adesioni tra il mondo associativo. Mancava la Caritas, sulla cui assenza sono state sollevate alcune polemiche.
Forse anche per questo, non si è vista una presenza di cittadini rom particolarmente alta, erano una cinquantina in tutto. Qualcuno dei presenti ha spiegato che i rom non sono “abituati a una manifestazione, per noi significa conflitto dunque rischio di repressione”. Parole indicative, che fanno ben capire le condizioni di ricattabilità in cui si trovano i cittadini rom. E alla luce delle quali le cinquanta persone presenti non sembrano più così poche.
“Dei rom si parla molto ma poco o nulla si sa”, ha dichiarato Ratko Boban Hailovic, presidente di Dosta. “Perché non ci rendete partecipi? Se ci incontriamo, cioè ci sediamo allo stesso tavolo e parliamo è un bene. Non siamo oggetti da spostare ma vogliamo essere cittadini”.
Intervistato dal quotidiano cagliaritano “Casteddu online”, Hailovic ha sottolineato anche le responsabilità dei media locali, alcuni dei quali hanno fatto “una campagna giornalistica che ci ha paralizzato, così cresce il clima di intolleranza verso di noi. Noi non rubiamo e non viviamo in ville con piscina”. La frase si riferisce alla notizia data dal quotidiano Unione Sarda, circa il fatto che il Comune avesse trasferito alcuni cittadini rom in ville con piscina. Tra l’altro, l’Ordine dei Giornalisti ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti dei giornalisti coinvolti. (Ne abbiamo parlato qui).
Alla luce di tutti questi episodi, vicini e lontani nel tempo, è davvero il caso di dire basta. O meglio, Dosta!