La drammatica e assurda vicenda delle 66 donne nigeriane trattenute all’interno del Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria a Roma sembra non trovare alcun esito positivo. La piccola buona notizia che annunciava il rilascio di quattro di loro, vede seguire immediatamente dopo, la brutta notizia che 40 delle altre 62 giovani donne avevano ricevuto il diniego della protezione e rischiavano il rimpatrio. Da luglio, seguiamo questa vicenda col fiato sospeso. Sino ad oggi: quando abbiamo appreso che 20 ragazze nigeriane stavano subendo un rimpatrio forzato.
Qui di seguito l’appello lanciato in queste ultime ore dalla Cild Italia.
In queste ore 20 ragazze nigeriane stanno subendo un provvedimento di rimpatrio forzato (dal Cie di Ponte Galeria), nonostante vi sia la decisione di sospensiva presa dal tribunale di Roma.
Invitiamo il ministero degli Interni a fermarsi urgentemente e andare a verificare uno a uno i provvedimenti di sospensiva ottenuti dagli avvocati della clinica legale dell’Università di Roma Tre.
Da giorni la campagna LasciateCIEntrare aveva lanciato l’allarme del rimpatrio possibile.
La Nigeria è un paese dove si rischia la vita a causa della attività del gruppo terroristico di Boko Haram, dove il ministero degli esteri sconsiglia di andare. Ma ciò è irrilevante per le 20 ragazze nigeriane.
“Oggi il sotto-Comitato Onu contro la tortura ha iniziato la sua prima visita ispettiva in Italia. Ieri una delegazione del Comitato ci ha incontrato – dichiara Patrizio Gonnella, presidente della Coalizione delle libertà civili in Italia. “Non è questa una bella accoglienza da parte delle autorità italiane.”