“Siamo pronti a denunciare il ministro Kyenge per istigazione al razzismo nei confronti degli italiani”: a dichiararlo è la sezione bresciana di Forza Nuova, dopo la manifestazione di sabato mattina contro la ministra.
Arrivata a Brescia per una tavola rotonda con i rappresentanti delle istituzioni locali, la ministra Kyenge ha trovato ad aspettarla, davanti all’auditorium San Barnaba dove si sarebbe tenuto l’incontro, due sit in: uno organizzato da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, l’altro da immigrati e dall’associazione Diritti per tutti. Il primo contro la ministra, accusata di “razzismo al contrario”, il secondo in sua solidarietà, “nel rifiutare che la provenienza geografica, la lingua madre, il colore della pelle vengano usati come pregiudizi”.
Il contatto tra i due gruppi ha dato vita a momenti di tensione: i gruppi di destra hanno lanciato offese contro i cittadini stranieri (“Bastardi”, “Clandestini”), e sono intervenute le forze dell’ordine.
Al presidio contro la ministra erano presenti anche il consigliere leghista in Regione Lombardia Fabio Rolfi e Viviana Beccalossi, assessore al Territorio della Regione Lombardia e dirigente di Fratelli d’Italia, che il giorno prima aveva annunciato che non avrebbe incontrato la ministra perchè “è ora di dire basta al razzismo al contrario del quale anche la signora Kyenge è paladina”. Le aveva fatto eco Rolfi, secondo il quale “sono pericolose le idee del ministro”.
“Le risorse comunali, provinciali, regionali e del governo centrale devono essere destinate innanzitutto agli italiani e ai problemi degli italiani”, ha dichiarato Beccalossi, respingendo la richiesta di dimissioni arrivata dal Pd bresciano.
Dal canto suo Forza Nuova aveva organizzato due presidi, uno a Gussago la sera prima dell’arrivo della ministra, l’altro insieme agli altri gruppi di destra. “Forza Nuova propone semplicemente che lo Stato, e con esso chi lo rappresenta, si occupi innanzitutto dei propri cittadini”: questo quanto dichiarato dal movimento di estrema destra che ha definito Brescia “un Far West multietnico”, in un’ottica, ancora una volta, di contrasto tra cittadini e lavoratori, piuttosto che di proposte che mettano in discussione le attuali scelte di allocazione delle risorse pubbliche, senza creare un antagonismo sociale pericoloso e controproducente per la ripresa del Paese.