Più di 17mila euro di risarcimento al Comune, e il pagamento di quasi 7mila euro di spese di giudizio: è la somma che i membri della ex giunta, l’ex segretario comunale e l’ex sindaco di Tradate dovranno versare nelle casse erariali, secondo una recente sentenza, ora pubblica, della Corte dei Conti.
Il 4 agosto infatti, il collegio della Corte si è espresso sul ‘caso bonus bebé‘ che ha coinvolto il comune di Tradate, nella provincia di Varese, dove nel 2007 l’amministrazione leghista allora guidata dal sindaco Stefano Candiani – ora vicecapogruppo della Lega Nord al Senato della Repubblica – aveva attivato un contributo di 500 euro per i nuovi nati. Aveva escluso, però, i figli di genitori di origine straniera, o delle cosiddette coppie miste. Un provvedimento palesemente discriminatorio, come sentenziò immediatamente il tribunale di Milano – a cui Asgi, Avvocati per Niente e cooperativa Farsi Prossimo presentarono ricorso- sollecitando la pronta rimozione del requisito dall’ordinanza comunale.
La giunta non diede però seguito alla sentenza milanese, anzi: contro di essa fece ricorso. Perdendo. Nemmeno questo riuscì a fermare l’ex sindaco Candiani e i suoi collaboratori: presentarono un altro ricorso in Cassazione, dove l’istanza di appello fu giudicata, ancora una volta, inammissibile, proprio in quanto il requisito evidenziato presentava una chiara natura discriminatoria. Incredibilmente, gli avvocati difensori del Comune non negarono la discriminazione insita nel requisito discriminatorio, e anzi come tesi per la sua legittimazione affermarono: “La popolazione europea mostra un forte tasso di calo demografico. È del tutto ovvio che alla morte dei popoli si accompagna la morte delle rispettive culture. Il bonus attiene al futuro della cultura europea indissolubilmente legata ai popoli dell’Europa medesima”.
La serie di ricorsi con cui la giunta Candiani continuò a eludere le sentenze che dichiaravano discriminatorio il criterio contenuto nell’ordinanza non ebbe alcun esito, se non quello di confermarne, giudizio dopo giudizio, il carattere lesivo. “Il provvedimento in esame ha violato il principio di uguaglianza direttamente riferito ai diritti inviolabili dell’uomo”, si legge nella sentenza della Corte dei Conti. Eppure, un risultato tangibile ci fu: nelle tasche dei cittadini. Proprio quelle tasche che vengono spesso nominate nelle retoriche politiche che contrappongono gli immigrati agli italiani. L’ ‘ostinazione’ dell’amministrazione leghista costò più di ventimila euro alle casse del Comune di Tradate. Una somma che avrebbe potuto essere utilmente investita per far fronte ai bisogni dei cittadini, e che invece fu oggetto di un comportamento della ex giunta definito dalla Corte dei Conti “particolarmente inescusabile e connotato da colpa grave”. E che ora finalmente ritorna nelle casse del Comune.
Serena Chiodo