“Devono imparare bene entrambe le lingue di questa terra, l’italiano e il tedesco. Poi, quando le sanno, i loro genitori, se lo ritengono opportuno, possono reinserirli nelle classi ordinarie. Per quanto mi riguarda questo modello, che si ispira alla scuola paritetica ladina, potrebbe consentire ai figli degli immigrati di avere una loro scuola fino alle superiori”. A proporre non delle classi – che sarebbe già grave – ma addirittura delle scuole separate, solo per i figli di persone immigrate, è il presidente della provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder.
Immediate le critiche: Riccardo Dello Sbarba dei Verdi ha definito la proposta “ghettizzante, certo non va verso l’inclusione”, indicando piuttosto, come passo in avanti, “una scuola europea plurilingue”.
Dal canto suo invece, Durnwalder, leader del Südtiroler VolksPartei, avanza un’unica obiezione di tipo pratico: “Non è una proposta di facile attuazione ma non per questo intendo rinunciare così facilmente”, afferma, annunciando di aver incaricato i tre assessori provinciali all’istruzione (uno per ogni lingua e cultura: italiano, tedesco e ladino) di elaborare “una proposta per capire cosa possiamo fare”.
Durnwalder ha motivato la sua proposta affermando che “a Bolzano ci sono scuole materne nelle quali di tedesco c’è solamente il personale. I bambini sono italiani, mistilingui o figli di immigrati”. Un’affermazione che somiglia molto a una rivendicazione identitaria, con una punta, forse, di velato disprezzo. Che si fa più esplicito quando il presidente della provincia autonoma, spiegando l’attuale modalità di insegnamento (l’articolo 19 dello Statuto di autonomia afferma che nella provincia di Bolzano l’insegnamento deve essere impartito nella lingua materna – italiana o tedesca – degli alunni), afferma: “Non credo che le famiglie italiane o le famiglie tedesche avrebbero interesse ad iscrivere i loro figli alle scuole riservate agli immigrati”.
Luis Durnwalder si era già distinto nella gestione dell’istruzione: dal febbraio 2009, gli istituti di Bolzano e provincia – dall’asilo alle superiori – non possono essere composte per più del 30% da bambini con genitori di cittadinanza straniera. “Per garantire standard didattici e culturali adeguati, il 70% degli alunni dovrà essere locale: italiani, tedeschi o ladini. Se gli stranieri fossero di più, saremmo noi a dover essere integrati”, dichiarava allora Durnwalder.
La misura aveva messo tutti d’accordo, era stata addirittura letta dallo scrittore altoatesino Joseph Zoderer come “un’apertura, non una chiusura”.
Ma forse, bisognava mettersi in allerta di fronte alla necessità di garantire “standard didattici e culturali”.