Il Cie di Bologna va chiuso? Sì, secondo il sindaco Virginio Merola. No, secondo il neo Prefetto Ennio Mario Sodano. I due si sono confrontati sulla questione durante il primo incontro ufficiale tra Sodano e il Consiglio e la Giunta comunale, tenutosi ieri a Palazzo d’Accursio.
Non è la prima volta che il primo cittadino del capoluogo emiliano interviene sulla questione del Cie, “una struttura che non ha portato risultati, e anzi, ha introdotto elementi di negazione dei diritti umani“, come dichiarato proprio durante l’incontro di ieri, dove ha ribadito la sua posizione favorevole alla chiusura.
Di parere opposto il Prefetto, che ha dichiarato: “I Cie sono utili, ma vanno usati bene, con criterio, dentro ci deve stare chi lo merita. E’ anche vero – ha aggiunto – che il sistema così com’è non può funzionare, perchè è difficile espellere 20-30.000 persone”. Secondo Sodano si deve “lavorare in modo pro-attivo, senza polemiche politiche si possono rendere utili”.
La presa di posizione del Prefetto non stupisce più di tanto: è coerente con gli indirizzi illustrati dal ministro Bubbico il 4 febbraio scorso nel corso di una audizione alla Commissione Migrazioni dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (ne abbiamo parlato qui).
La posizione di Sodano appare diametralmente opposta a quella del Consiglio comunale, che lo scorso ottobre si era espressa contro la riapertura della struttura detentiva di Bologna, chiusa da marzo per lavori. Approvando un ordine del giorno proposto dal gruppo di SEL, il Consiglio dichiarava “l’indisponibilità ad ospitare sul territorio del comune un centro di identificazione e espulsione per migranti”, chiedendo inoltre al sindaco di “adoperarsi perché la struttura di via Mattei non riapra, anche agendo presso la prefettura per quanto in suo potere”.
Anche la Cgil si è espressa in favore della chiusura della struttura di via Mattei, attraverso un esposto presentato a marzo alla Procura della Repubblica di Bologna. Chiedendo la definitiva chiusura del Cie, il sindacato lanciava l’allarme anche sulle condizioni dei lavoratori: licenziati in seguito alla chiusura per ristrutturazione, ancora oggi lamentano il mancato pagamento dello stipendio di diversi mesi. Proprio in merito alle condizioni di lavoro è in corso un’inchiesta, affiancata da un’altra relativa all’assegnazione dell’appalto e al mancato rispetto del capitolato. Inoltre, nel marzo 2012 è stata aperta un’altra indagine sulla morte, nel 2006, di un cittadino tunisino detenuto.
La condizione del Cie di via Mattei è quindi particolarmente critica, su diversi fronti.
Inoltre, le dichiarazioni di Sodano lasciano degli interrogativi: cosa si intende con la frase “dentro ci deve stare chi se lo merita”?
I Cie sono strutture pensate per l’identificazione e l’espulsione di persone trovate prive di regolare permesso di soggiorno. Molti dossier ne denunciano le condizioni invivibili e l’inefficacia, a fronte di costi ingenti per la collettività: detto in altri termini, spendiamo molto per un sistema che non funziona, e in cui la dignità umana è negata.
Citiamo dal rapporto Costi disumani realizzato da Lunaria: “Il mantenimento del sistema dei CIE non è giustificabile né sotto il profilo della garanzia dell’effettività dei provvedimenti di espulsione, né sul piano della sostenibilità economica né, soprattutto, su quello della garanzia dei diritti umani fondamentali delle persone che vi sono detenute”.
Perchè si continua a parlare di utilità?