Cosa succede se un padre si rivolge a un istituto scolastico per iscrivere il figlio, e la richiesta non viene avviata? Semplice, il bambino non andrà a scuola. Ha dell’incredibile ma è quello che è successo a Bologna. Un uomo di cittadinanza bengalese ha richiesto, lo scorso aprile, l’iscrizione del proprio figlio a una scuola media del quartiere Navile. La domanda però è stata presa in consegna solo una settimana fa, e solo dopo le pressioni della Scuola di Italiano CON Migranti (S.I.M.XM24). Al padre era infatti stato risposto che nell’istituto non c’era posto. Per questo si era rivolto, inutilmente, ad altri tre istituti. In tutti i casi, aveva ricevuto una risposta negativa, ed esclusivamente verbale: nessun protocollo della richiesta. Dalla Prefettura, dove i genitori si erano rivolti per capire come procedere, era arrivato un consiglio incredibile: aspettate l’inizio del nuovo anno scolastico.
Sì perchè la loro richiesta era arrivata dopo il 28 febbraio, termine ultimo per le iscrizioni. Del resto, non poteva essere altrimenti: il figlio era arrivato in Italia solo ad aprile, per ricongiungimento familiare.
”Dopo la risposta negativa di quattro istituti, e il ‘suggerimento’ della Prefettura, i genitori hanno deciso di iscrivere il figlio ai nostri corsi di italiano”, racconta Bruno, uno degli insegnanti della scuola S.I.M. I docenti dei corsi di italiano vedono che il ragazzino non va a scuola, chiedono spiegazioni. Capita la situazione, il padre e un interlocutore italiano tornano nella scuola che aveva rifiutato l’iscrizione: questa volta la richiesta viene protocollata e, anche se le classi continuano ad essere complete, la scuola spiega che cercherà un posto in altri istituti.
Detto, fatto: il posto è ora arrivato. “Il bambino troverà posto sicuramente nelle scuole di Bologna – afferma il provveditore dell’Ufficio scolastico provinciale di Bologna Maria Luisa Martinez – Abbiamo già concretizzato l’iscrizione”.
L’intervento di Martinez è sicuramente un sollievo per la famiglia, ma non si può non sottolineare che arriva solo dopo la reazione dei docenti della scuola di italiano: una situazione che conferma il “razzismo istituzionale” denunciato dalla S.I.M.
“Ci siamo ritrovati, come scuola di italiano, a dover far pressione più e più volte sulle scuole elementari e medie perché trovassero un posto nelle classi, e che le cose potessero al più presto avviarsi verso una risoluzione”, scrivono i membri della scuola in un comunicato. “Sempre più spesso alle nostre lezioni di italiano presso lo spazio pubblico autogestito Xm24 si presentano minori in età scolare ‘rifiutati’ dalle scuole pubbliche del nostro quartiere”, denuncia la scuola, per cui si sta verificando una sorta di “dispersione scolastica indotta dall’inefficienza del sistema scolastico bolognese (ma molto probabilmente italiano), che fa in modo che ragazze e ragazzi arrivati in Italia a causa di ricongiungimenti familiari si ritrovino a stare mattinate a spasso per il quartiere per via delle scuole di Stato che non riescono a garantire l’obbligo scolastico”.
Questa situazione è tutt’altro che isolata: sono sempre di più i minori che arrivano in Italia fuori dai termini per l’iscrizione scolastica (è recente il caso della scuola Besta, sempre a Bologna). Solo che, al posto di allinearsi alla realtà e accogliere i nuovi alunni, le istituzioni sembrano piuttosto inclini a violare un diritto fondamentale, quello all’istruzione.
”Uno dei problemi è la mancanza di coordinamento tra i vari enti istituzionali coinvolti nei ricongiungimenti – spiega Rocco della S.I.M – Ad esempio, la Prefettura potrebbe comunicare con largo anticipo agli istituti scolastici il numero di minori previsti per i periodi futuri. Questo consentirebbe alle scuole di prevedere un tot di posti in più. Ma non ci sono legami tra i vari rappresentanti, e questo si ripercuote sulle famiglie e sui minori”.
“Siamo davanti all’ennesimo caso di razzismo istituzionale – sottolinea la S.I.M. – le scuole in questione hanno infatti deliberatamente omesso di informare il genitore dei propri diritti e dell’obbligatorietà del percorso scolastico. [..] Il razzismo è chiaramente evidenziato ancor più dal fatto che, come ci mostra la nostra esperienza, l’arroganza delle istituzioni viene meno nel momento in cui si interessa del problema un interlocutore italiano”.
C’è poi un altro aspetto altrettanto allarmante, sottolineato dalla scuola di italiano: questo comportamento delle istituzioni costringe i genitori a “non ottemperare a un proprio dovere (mandare il proprio figlio a scuola), aumentandone quindi il grado di marginalità sociale”. Per questa mancanza istituzionale, i genitori dei minori rischiano, paradossalmente, l’intervento dei servizi sociali.
Clicca qui per il comunicato della Scuola di italiano.