Il Tar del Friuli Venezia Giulia, con la sentenza breve del 9 dicembre 2016, n. 551, ha giudicato illegittima la cosiddetta “ordinanza anti-bivacchi” (“anti-degrado” o “anti-barboni”, secondo altri) (Bivacco su aree pubbliche o destinate ad uso pubblico. Tutela della qualità urbana e del decoro urbano, Prot. n. 2/5/59/3 -16 progr. 6953– p.gen. 179596) emessa dal Comune di Trieste. Il sindaco Roberto Dipiazza ordinava che, sulle aree pubbliche o destinate ad uso pubblico nello spazio compreso nei pressi della stazione ferroviaria, fosse predisposto il divieto di “stazionamento di una o più persone in orario sia diurno che notturno, all’aperto e su ripari, sedute o giacigli di fortuna” e di collocamento di “oggetti di varia natura atti a costituire giacigli”. L’ordinanza veniva giustificata in virtù di “un notevole incremento di soggetti” che provocava “situazioni di scadimento della qualità urbana” nella città di Trieste, causando anche “un senso di disagio diffuso nella popolazione, generando così situazioni tali da determinare una sensazione di degrado e l’alterazione del decoro urbano”.
Nawaz Shah, richiedente asilo di origini pakistane, è stato “sorpreso” qualche mese fa a dormire all’aperto, e per questo sanzionato dalla Polizia municipale con una ammenda di 50 euro sulla base proprio di questa ordinanza, vigente sino al 15 novembre. L’uomo ha presentato prontamente un ricorso al TAR insieme all’ASGI per l’annullamento dell’ordinanza. Nel ricorso,gli avvocati Asgi hanno sostenuto la tesi difensiva secondo la quale le ordinanze utilizzate dall’amministrazione possono essere usate solo quando vi è la necessità di intervenire urgentemente con misure eccezionali e imprevedibili di carattere “provvisorio”, non fronteggiabili con gli “ordinari” mezzi previsti dall’ordinamento giuridico. La difesa ha inoltre sostenuto che non si possono adottare ordinanze che colpiscano soggetti in stato di bisogno e di totale indigenza.
Il Tar ha accolto, dunque, il ricorso evidenziando la “carenza di potere del Sindaco di emanare ordinanze finalizzate ad ovviare alle situazioni di scadimento della qualità urbana”, con la conseguenza che le sanzioni comminate perdono efficacia. Il Tar ha anche condannato il Ministero dell’Interno a pagare al richiedente asilo le spese di giudizio, liquidate in mille euro.
Purtroppo, a fronte dell’auspicio dell’Asgi rispetto alla possibile diminuzione della “produzione” e proliferazione di ordinanze illegittime che alimentano disagio sociale e rallentano il corretto funzionamento della pubblica amministrazione, arriva secca la ribattuta dell’amministrazione che pare non arretrare. “Prendo atto della decisione del Tar di annullare quell’ordinanza perché ritenuto provvedimento amministrativo non adatto, ma preciso anche che la volontà dell’Amministrazione rimane la stessa, ovvero adottare tutti i provvedimenti possibili affinché Trieste torni ad essere una città bella, pulita e sicura”, afferma il vicesindaco leghista di Trieste e assessore alla Polizia Locale e Sicurezza, Pierpaolo Roberti. E aggiunge e precisa che l’amministrazione comunale sta lavorando ad “un nuovo atto amministrativo che contiene il divieto di bivacco (si fa riferimento al nuovo regolamento di polizia urbana, approvato circa 15 giorni fa, ma non ancora entrato in vigore, che prevede multe fino a 900 euro non solo per i mendicanti ma anche per chi dà loro offerte in denaro, ndr) su tutto il territorio comunale e, che per sua natura, supererà tutte le eccezioni sollevate dal Tar”.
Nel frattempo, attraverso i social network, è stata organizzata una prima manifestazione contro le ultime decisioni della Giunta Dipiazza, che non hanno fatto altro che ribadire l’intento discriminatorio dell’amministrazione. Prevista per il 21 dicembre, per iniziativa del giornalista e attivista Luigi Nacci, la “Marcia degli zaini” porterà a “bivaccare” nel centro di Trieste numerosi viandanti.