A due giorni dal ventiduesimo sgombero del campo informale di prima accoglienza, che sorgeva nel parcheggio abbandonato e ribattezzato piazzale Maslax, oggi in una conferenza stampa gli attivisti e le attiviste di Baobab Experience hanno fatto il bilancio della situazione dei migranti presenti al momento dello sgombero e smentito alcune informazioni diffuse dagli organi di stampa.
All’arrivo dei blindati della polizia, infatti, la stragrande maggioranza dei 185 ospiti presenti all’interno del presidio si trovavano in possesso di un regolare permesso di soggiorno. Lo sportello legale a disposizione dei migranti in transito ha reso noto che solo 24 di loro sono risultati privi di titolo di soggiorno, perché scaduto o in attesa di rinnovo. Solamente 10 di loro sono stati espulsi in seguito ai controlli effettuati dalla Questura, dati confermati dalla centrale operativa che ha condotto l’operazione.
Dunque un bilancio ben lontano da quello reso noto a caldo dai media, che hanno voluto come sempre calcare la mano parlando di “clandestini”. Dopo lo sgombero, le persone trasferite in altre strutture sono state solamente 130, mentre 57 si trovano ancora in strada senza un reale e chiaro motivo.
Senza sapere ancora una volta dove andare, queste persone sono tornate nei pressi della stazione Tiburtina, temporaneamente riunite nel piazzale Spadolini dagli stessi attivisti del Baobab, che ormai dalla primavera del 2015 mettono volontariamente a disposizione il loro tempo, le loro risorse e le loro competenze in quel presidio umanitario che ha visto transitare circa 80.000 persone. Una situazione che non potrà durare a lungo, sia per il divieto assoluto di montare tende, sia per la minaccia del freddo che avanza.
“Ci auguriamo che le ricollocazioni continuino”, nonostante siano soluzioni più che precarie, in quanto i migranti sono accolti in centri di Roma Capitale, dove gli ospiti possono solamente dormire e per un massimo di 48 ore. “Siamo anche preoccupati, perché in questo momento viene meno un punto d’appoggio qual era il presidio umanitario Baobab” dice Andrea Costa, attivista del Baobab. Costa denuncia il fatto che l’operazione sia stata condotta dalla polizia invece che dal Comune di Roma, con il quale era da tempo aperto un tavolo di dialogo e che, nonostante questo, il Baobab Experience non sia stato convocato per annunciare lo sgombero. “Da 12 mesi denunciavamo la presenza costante di circa 200 persone in attesa di un posto dove dormire, ma le proposte di ricollocamento sono giunte solo il giorno prima dello sgombero, com’è possibile?”.
C’è un filo conduttore che guida le politiche sull’immigrazione dei governi precedenti con quello attuale: il Baobab, infatti, ha già subito 22 sgomberi e li ha subiti da tante amministrazioni e governi diversi. Ma il dialogo va avanti, nonostante spesso ci si trovi a scontrarsi contro i muri delle istituzioni o le promesse non mantenute. Come la proposta dell’Infopoint Tiburtina: un hub stabile dove mediatori linguistici potrebbero fornire ai migranti informazioni su cosa fare e come comportarsi per fare richiesta di asilo. Proposte a costo zero per l’amministrazione, perché sarebbero gestite dalle associazioni che si sono messe a disposizione in questi anni, ma a cui non è stata mai data alcuna risposta.
“L’immigrazione è un fenomeno che va governato, nonostante i numeri ci dicano che le percentuali siano basse rispetto al resto d’Europa, ma sgomberare il Baobab non risolve il problema: significa solamente nascondere la polvere sotto il tappeto” chiude Giovanna Cavallo, responsabile del team legale del Baobab. Su una cosa siamo d’accordo: il Baobab non dovrebbe esistere, ma c’è un vuoto in questa città che persiste e che viene riempito solo dalla solidarietà dei cittadini. Un punto di vista che dà sicuramente fastidio a chi ha fatto delle politiche sull’immigrazione un “carburante elettorale”.
Gli attivisti di Baobab Experience hanno anche annunciato la pubblicazione di un rapporto annuale sulle attività svolte. Nel frattempo, ci sarà ancora bisogno di attivisti ed attiviste, bisognerà schierarsi con forza contro le attuali politiche sull’immigrazione e contro l’accostamento ostinato dell’immigrazione a situazioni di emergenza, invasione, sicurezza e degrado. Per questo è stato convocato un presidio per il giorno 23 novembre, giorno in cui la Camera inizierà a discutere in aula il Decreto Legge 113/2018 su Immigrazione e Sicurezza.