Ci eravamo ripromessi di non alimentare nessuna delle polemiche sorte dopo il terremoto del Centro Italia. Ma la rapida diffusione virale che ha avuto quella che vede coinvolti i migranti e l’accoglienza, ci spinge a parlarne. Dopo lo sciacallaggio tra le macerie, è arrivato anche lo sciacallaggio mediatico. E se da una parte il terremoto ha spinto molti italiani a grandi gesti di solidarietà, dall’altra c’è chi ne ha approfittato per diffondere false notizie sul web e alimentare un clima d’odio nei confronti dei migranti.
«Mandiamo i profughi nelle tendopoli, così lasciamo gli alberghi agli sfollati». Frasi urlate a mezzo social, non solo dai semplici utenti (anche celebri come Rita Pavone e Wanna Marchi), ma anche da esponenti del Parlamento, e diffuse sulle prime pagine dei quotidiani (Libero, in primis). Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ad esempio, ha ipotizzato, via Facebook, di usare il campo base Expo di Milano per gli sfollati del terremoto del centro Italia, allontanando l’idea di destinarlo ai rifugiati: “Mi pare una destinazione idonea, invece che farci un campo profughi”. Don Cesare Donati, parroco di Boissano, sempre su Facebook, ha suggerito di privilegiare i cittadini colpiti dal sisma mettendoli in competizione con i richiedenti asilo: “Adesso è il momento, vista la tragedia del terremoto, di mettere gli sfollati nelle strutture e i migranti sotto le tende… Vedremo”. E sullo stesso tenore tanti altri post.
Ma la migliore risposta l’hanno data proprio i migranti e le vittime del sisma. I primi con gesti di solidarietà esemplari (chi ha scavato a mani nude la notte del terremoto, chi ha deciso di donare la quota giornaliera del pocket money e chi è andato a ripulire le zone disastrate). I secondi smorzando sul nascere ogni polemica con messaggi di solidarietà diretti proprio ai migranti.
A tale proposito, Enrico Mentana ha osservato: «Non si era ancora al tramonto della prima giornata dopo il terremoto e già la pestilenza del web tornava a diffondersi: “nelle tendopoli metteteci gli immigrati, così lasciano agli sfollati le camere negli alberghi a 5 stelle”. Ed è evidente che non gli interessa né degli uni né degli altri. Vogliono solo contribuire a loro modo, versando bile».
E anche Guido Bertolaso, ex capo della Protezione Civile e ex candidato a sindaco di Roma, protagonista del terremoto dell’Aquila, ha voluto dire la sua, con una lettera scritta dalla Sierra Leone al quotidiano “Il Tempo“. Bertolaso dispensa consigli alle istituzioni che stanno lavorando per le popolazioni colpite dal terribile e devastante sisma del 23 agosto. E dopo aver suggerito ai volontari di rimanere a casa per non creare “confusione”, chiede di piantare “le tendopoli nella zona colpita, sperando che non le abbiano usate tutte per gli extracomunitari. Conosco bene quella gente, nessuno vorrà andarsene lontano dai loro paesi, vanno trattati come cittadini di serie A con priorità assoluta”. Frase che non è passata inosservata sui social. Insomma, il problema sono sempre loro, i migranti. Bertolaso conclude ancor peggio la sua lettera: «Occorre grande unità e fermezza e fare in modo che fra qualche settimana, quando si spengeranno le telecamere, quei paesi non vengano dimenticati in qualche container che neppure i disperati che attraversano il Mediterraneo vorrebbero mai abitare». Una chiosa che non può essere banalmente liquidata come uno “scivolone” o una “gaffe”. Per fortuna, controcorrente, in molti si son detti stufi di leggere polemiche (del tutto fuori luogo in queste ore di drammatica emergenza) sterili sui migranti, diventati ormai capro espiatorio di tutti i problemi e delle frustrazioni di alcuni.