Amnesty International, nel suo Rapporto Annuale 2017-2018, appena pubblicato, denuncia come l’odio stia attraversando il dibattito pubblico italiano, soprattutto in questa fase di campagna elettorale. Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, ha osservato: “Oggi è un’Italia intrisa di ostilità, razzismo, xenofobia, rifiuto dell’altro, paura ingiustificata verso tutto ciò che è diverso da noi: non solo migranti, ma rom, donne, poveri (daspo urbani contro i barboni)”. Lo testimoniano i dati della task force “Hate Speech” e le segnalazioni del “Barometro dell’odio” della campagna “Conta fino a 10” attivate in questi mesi. A urne chiuse, oltre al rapporto finale con tutti i dati raccolti verrà pubblicata la “mappa dell’odio”, che mostrerà per ogni regione il livello raggiunto dal discorso d’odio e le categorie prese di mira. Amnesty International Italia ha informato i leader dei maggiori partiti politici in corsa alle elezioni dell’avvio del monitoraggio e ha chiesto loro di proporre un linguaggio non discriminatorio, durante la fase finale della campagna elettorale, e di diffondere le raccomandazioni tra i candidati del proprio partito.
Dalle 500 attivazioni promosse dal settembre 2017, per il monitoraggio e il contrasto alla diffusione dell’odio online (i discorsi di odio, le notizie false, i pregiudizi contro categorie vulnerabili), emerge che l’80% dei casi è relativo a migranti e rifugiati (con tematiche relative a islamofobia, xenofobia, terrorismo e sicurezza) e il 15% a rom (nomadismo, furto, finta povertà). Il “Barometro dell’odio” sta invece monitorando le dichiarazioni di oltre 1.400 candidati alle elezioni politiche e regionali del prossimo 4 marzo seguendo i loro profili Facebook e Twitter. Nei primi 10 giorni, sono state raccolte 500 dichiarazioni con discorsi offensivi, discriminatori o che incoraggiano alla violenza: il 66% presenta contenuti discriminatori/razzisti, mentre il 20% è offensivo o veicola stereotipi. Autori sono stati 117 candidati (l’8% del totale). Il 42% delle dichiarazioni segnalate ad oggi provengono da leader, il 37% da candidati parlamentari e il 21% da candidati presidenti: un leader su tre fa ricorso a discorsi offensivi, razzisti e di odio. Il 50% delle dichiarazioni sono da attribuire a candidati della Lega, il 27% a Fratelli di Italia e il 18% a Forza Italia. Il 79% delle dichiarazioni ha come bersaglio i migranti, il 12% veicola discriminazione religiosa, il 5% se la prende con i rom e il 4% veicola discriminazioni di genere. Numeri allarmanti considerando che si riferiscono a un periodo di tempo ristretto.
Questi dati, confermano una tendenza che registriamo da tempo con il nostro monitoraggio quotidiano (cfr. nostro database online). La campagna elettorale esaspera nei toni e nell’intensità una degenerazione del dibattito pubblico e politico che ha ormai normalizzato la polarizzazione stereotipata tra cittadini italiani e stranieri.
Dal 1 gennaio 2017 sino al 31 ottobre 2017, complessivamente, sono 332 i casi di violenza verbale registrati su di un totale di 452. Tra i casi di violenza verbale, distinguiamo 191 casi di “propaganda razzista” (fra i quali ben 65 discorsi d’odio, 47 di questi ad opera di attori istituzionali) e 79 casi di manifestazioni pubbliche razziste.
Ma risulta faticoso e difficile stare dietro a questo fiume di dichiarazioni quotidiano. Fra i tanti casi, di due giorni fa, le dichiarazioni di Tommaso Foti, candidato all’uninominale della Camera per la coalizione di centrodestra FdI: «Potremo mai governare con chi crede di potere portare l’Africa in Italia? Importiamo ignoranti e facciamo scappare i nostri laureati». O ancora, Pietro Pisani, candidato all’uninominale del Senato per la Lega Nord, «Prima gli italiani – ha argomentato – perché non ha senso che il nostro Paese si riempia di immigrati clandestini che poi vanno a rafforzare i ranghi della criminalità, spesso addirittura importando organizzazioni come la mafia nigeriana che ha dimostrato tutta la sua crudeltà con i terrificanti fatti di Macerata».
Di oggi, ancora, l’affermazione di Roberta Lombardi, parlamentare uscente e candidata del Movimento 5 stelle alla presidenza della Regione Lazio: “Quando penso alle province del Lazio e ai suoi borghi penso ad accogliere più turismo, che rilancia l’economia locale, e meno migranti, che invece pesano sull’economia locale. Non è questione di destra o di sinistra, ma di buon senso”.
Il messaggio elettorale è davvero intriso di razzismo e ormai la fa da padrone in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Davvero troppe sono le dichiarazioni che si rincorrono sui media. E sconcertante è l’assuefazione che sembra caratterizzare una buona parte dell’opinione pubblica.