Si apre con un applauso al secondo classificato alla marcia per Stefano Cucchi, che si è tenuta ieri, la conferenza stampa indetta oggi, 3 ottobre, da Baobab Experience: questo il nome dell’associazione creata da un gruppo di volontari che da fine maggio del 2015 rispondono come possono alle necessità delle persone che in via Cupa, a Roma, hanno trovato un punto di appoggio dopo lo sgombero coatto della baraccopoli presente a Ponte Mammolo (qui la ricostruzione della vicenda che ha dato vita alla situazione presente dall’anno scorso a via Cupa). Kadhar, medaglia d’argento alla corsa che ieri ha ricordato Stefano Cucchi per le vie della capitale, prima della competizione ha dormito poco, e male: si è trovato infatti sotto un ponte, in strada, nei pressi della stazione Tiburtina. Proprio dalla stazione le forze di polizia lo hanno sgomberato, il 1 ottobre, insieme a tante altre persone, donne e uomini, la maggior parte molto giovani, che, non sapendo dove andare, si erano riversate nel parcheggio di Tiburtina dopo lo sgombero del 30 settembre scorso. Uno sgombero che ha creato ulteriore emergenza, disagio e esclusione: lo testimoniano le tante persone che gravitano ancora intorno all’ex centro Baobab, che dormono in strada senza sapere dove andare. “Se si passa tra via Cupa e la stazione Tiburtina si vedono piccoli gruppi di persone, appartenenti a un sedicente ‘comitato dei cittadini‘, che appena vedono un nero chiamano la polizia per farlo identificare”, segnala Andrea Costa, uno dei portavoce di Baobab Experience. Questo a dispetto di quanto comunicato dalle istituzioni, e in particolare dalla giunta comunale, che parla di dialogo con le associazioni, e di accoglienza delle persone sgomberate nelle strutture della Capitale. “Ci sono ad oggi circa 150 persone in mezzo a una strada”, afferma invece Costa. Gli fa eco Alessandro Capriccioli dei Radicali, che insieme a A Buon Diritto, Action Diritti in movimento, Baobab Experience, Consiglio Italiano per i Rifugiati, hanno creato una rete di sostegno legale per le persone transitanti in via Cupa. “Tanto come rete quanto come forza politica – sottolinea Capriccioli – abbiamo constatato una forte chiusura da parte dell’amministrazione Raggi. Una chiusura che di certo non favorisce dialogo e confronto, e conseguente operatività, rispetto ad alcune tematiche particolarmente stringenti”. Una di questa è proprio l’accoglienza: la rete di sostegno legale dal 15 giugno 2016 al 30 settembre 2016 ha intercettato oltre 400 migranti in transito, e sono circa migliaia le persone presenti nei vari e diversi centri sul territorio romano, stando ai dati diffusi in conferenza da Giovanna Cavallo, leader di Action Diritti in movimento, la quale sottolinea: “A fronte di questa situazione, a Roma non è stato aperto alcun tavolo sulla tematica”. Del resto quando, prima delle elezioni romane, la rete RomAccoglie aveva chiesto ai candidati sindaci di confrontarsi sulla questione dell’accoglienza, Virginia Raggi non aveva neppure risposto, come evidenzia Roberto Giordano della Cgil: un elemento che già allora suggerì la mancata volontà di aprire un dialogo tra giunta e società civile.
“In questa città c’è un problema, e riguarda un livello più ampio, che rimanda alle leggi europee”, afferma Andrea Costa, riferendosi ai vari blocchi che da diversi mesi costringono molti migranti a interrompere il proprio viaggio e a tornare indietro. E’ quello che è successo a M., un giovane di origine sudanese: sbarcato in Sicilia, è riuscito a raggiungere Ventimiglia, con l’obiettivo di arrivare in Francia dal fratello. A Ventimiglia invece la polizia italiana lo ha preso e riportato in Sicilia. Da lì lui è ripartito, e si è fermato a Roma – a via Cupa. Da via Cupa è andato a Chiasso, poi a Zurigo, ma qui è stato portato a Como. E da Como la polizia lo ha riportato a Taranto… ora si trova a Roma, “l’unico posto dove non mi sono sentito completamente solo”, come afferma lui stesso, tradotto da Mulugheta, mediatore per Medu.
L’unico posto dove, tra controlli e respingimenti, è riuscito ad avere sostegno: legale, da parte della rete che si è sviluppata; medico, grazie all’attività svolta da Medu; e umano, con i molti volontari che ancora, da più di un anno, aiutano queste persone: le quali, con la loro stessa presenza, sollecitano a gran voce un diritto alla mobilità e all’autodeterminazione delle proprie vite che risulta sempre più leso da norme europee, accordi tra paesi, muri e barriere. In mezzo a tutto ciò ci sono le persone: presenti, in carne e ossa, a via Cupa, alla stazione Tiburtina, e in tanti altri luoghi della città, compreso il centro congressi dove oggi si è tenuta la conferenza stampa. Persone che, come sottolinea Andrea Costa – e come testimoniato recentemente da Medu nel suo lavoro Esodi “non hanno bisogno di altri traumi, ma di accoglienza”. Ad oggi invece queste persone scontano sulla propria pelle la forte carenza di posti nel sistema di accoglienza romano: è proprio per far fronte a questo problema che Baobab Experience sollecita l’apertura del centro Ittiogenico, spazio di proprietà della Regione, a ridosso della stazione. “E’ uno spazio che abbiamo individuato tempo fa, quando il commissario Tronca ci disse che un centro per transitanti si doveva fare dove, appunto, i migranti transitano: la stazione. E’ uno spazio che potrebbe essere sistemato, addirittura per ricavare da una parte un luogo per i transitanti, e dall’altra un museo delle migrazioni. Ora le istituzioni devono mostrare coraggio, smetterla di dare sponda ai diversi xenofobi di turno, e prendersi le proprie responsabilità”.
Forse proprio di questo si parlerà nell’assemblea straordinaria che il Comune ha finalmente indetto per martedì 11 ottobre. Un’assemblea incentrata proprio sulla “questione Baobab”, a quanto risulta dalle prime informazioni circolate in conferenza stampa. Certo, sembra quasi ironico – se non ci fossero di mezzo delle persone e le loro vite – che questa assemblea porti l’aggettivo di straordinaria. Di ‘straordinario’ sembra esserci spiuttosto la miopia delle varie giunte che si sono succedute, di fronte a una questione – quella dell’accoglienza dei migranti in transito che la mancanza di coraggio da parte delle istituzioni, ha fatto diventare un problema.
Serena Chiodo