Sono arrivati all’alba, intorno alle 6.30: polizia in assetto antisommossa, blindati e polizia scientifica. Tutti in via Cupa, davanti a quello che è conosciuto come il Centro Baobab. La polizia, dichiarando di essere lì per svolgere un censimento, ha prelevato ventiquattro persone in quanto prive di regolare permesso di soggiorno, portandole all’Ufficio immigrazione di via Patini. Al momento non si hanno notizie certe sulla sorte dei ventiquattro, tutti uomini a rischio espulsione. “La risposta che attendevamo sull’emergenza transitanti nella Capitale è arrivata questa mattina, dopo cinque mesi”, affermano i volontari del centro, riunitisi sotto l’associazione “Amici del Baobab”. La Questura, intanto, ha dichiarato che l’operazione rientrerebbe nelle operazioni di sicurezza previste in vista del Giubileo, e incrementate dopo gli attacchi di Parigi del 13 novembre.
La struttura è salita alla ribalta delle cronache lo scorso giugno, dopo lo sgombero illegale della baraccopoli di Ponte Mammolo. Una misura a cui non è seguita alcuna risposta istituzionale, come denunciavamo allora. Piuttosto, lo spazio è stato preso in gestione in modo volontario da molti cittadini che, organizzatisi tra loro e con il sostegno di realtà già presenti sul piano locale, hanno provato a tamponare l’emergenza.
“Sarebbe questa la risposta che, come Paese civile, riusciamo a mettere in atto per affrontare l’emergenza profughi?”, si chiedono i volontari, denunciando “una caccia all’uomo alimentata dalla paura di atti terroristici, amplificata mediaticamente e politicamente dopo i fatti di Parigi”. E proprio i volontari ora rivolgono alcune domande alle istituzioni: “Dove era lo Stato mentre le persone transitavano in Italia evitando di essere identificate per non entrare nel meccanismo perverso di Dublino? Noi volontari in questi mesi abbiamo agito, nei nostri limiti, per un’accoglienza degna, tentando sempre un’interlocuzione difficile con il Comune, che da mesi minaccia lo sgombero attraverso le parole dell’assessore Danese, chiedendo aiuti economici, un luogo adatto ad accogliere i migranti, sicuro e gestito da lavoratori competenti. Nulla di ciò è arrivato e oggi affrontiamo un’ennesima situazione ingestibile”.
Qui è possibile leggere il comunicato dei volontari