Si è diffusa velocemente la notizia del rapimento di un bambino di tre anni a Borgaro Torinese, in Piemonte. E l’attribuzione del rapimento a dei “sospetti slavi” è stata praticamente automatica.
Ma la notizia non era vera: il padre del bambino aveva perso il figlio nella ressa della festa del patrono e, colto dal timore che gli potessero togliere la patria potestà, ha inscenato il rapimento. La smentita, rapida, è arrivata oggi, a solo un giorno di distanza dal fatto. Ma un solo giorno è stato sufficiente per far riemergere con forza lo stereotipo del rom rapitore di bambini, pregiudizio che, in questa vicenda, trapela da diversi punti di vista.
Di fronte a una situazione di insicurezza – il timore di perdere la patria potestà – l’uomo non ha esitato a trovare un capro espiatorio, un responsabile facile da incolpare, individuato immediatamente nell’ “uomo che parlava slavo”.
Aspetto che è stato avvalorato dai mass media e dalla polizia.
Molti quotidiani nazionali e locali hanno parlato di “caccia allo slavo”, riportando dei dettagli che poi, alla luce dei fatti, si sono rivelati falsi: il tentato rapimento di un altro bambino, poi la discesa da un’auto grigia di un uomo “slavo”, che prende con sé il bambino di tre anni e viene inseguito e bloccato dal padre. “Choc nel Torinese: tentato sequestro di un bimbo, si cerca un uomo di origine slava”, è il titolo usato da Rainews.it, “Tentato sequestro bimbo, si cerca slavo. Fuggiva con in braccio il bambino, lo ha raggiunto il padre”, il titolo dell’Ansa, “Tentano di rapire un bambino alla fiera. Sorpresi, fuggono in auto: caccia a due slavi”, scrive Il Giornale, e Il Secolo XIX: “Torino, è uno slavo il rapitore di bambini”. Solo per fare alcuni esempi.
Dopo l’accusa del padre, per le persone residenti nel campo rom più vicino a Borgaro sono iniziati i controlli, come denunciato dall’associazione Aizo: “Stamattina alle 11 le forze dell’ordine hanno perquisito le baracche dei rom che abitano in Strada Aereoporto a Torino, naturalmente non hanno trovato alcun indizio. Ancora una volta lo stereotipo dello zingaro rapitore di bambini ha vinto!”, scriveva ieri l’associazione sul proprio profilo Facebook. “Poteva trasformarsi in un’altra Continassa: altri raid, altre spedizioni punitive, altre baracche in fiamme. Per quelle falsità irresponsabili delle persone avrebbero potuto rimetterci la vita”: così VesnaVuletic, presidentessa di Idea Rom intervistata dal quotidiano La Stampa, ricordando quando, sempre in Piemonte, la notizia – falsa – dello stupro di una ragazza diede vita a una campagna mediatica estremamente stigmatizzante, e alla violenza dei residenti del quartiere coinvolto, che culminò nell’incendio del campo rom della zona (ne abbiamo parlato qui). “Con questo pregiudizio nell’aria, basta che in un mercato una donna rom sfiori un bambino perché la gente la accusi”, afferma Vuletic. Un pregiudizio che, nonostante analisi e ricerche storiografiche ne evidenzino la totale infondatezza, appare sempre più radicato nella società.