Neofascismo, stereotipi razzisti, violenza. Ci sono diversi elementi che fanno riflettere, in questa notizia di cronaca riportata da La Repubblica.
Un autista dell’Atac, l’azienda di trasporti pubblici di Roma, è stato arrestato per minacce e aggressione. L’episodio risalirebbe a circa dieci giorni fa. L’autista avrebbe chiesto dell’hashish a un giovane cittadino senegalese salito sul mezzo; quando quest’ultimo ha risposto di non avere nulla, l’autista avrebbe tirato fuori un coltello e, sotto minaccia, avrebbe rubato al passeggero 50 euro.
Sceso dal mezzo, il giovane ha chiamato il commissariato di Ponte Milvio. Le indagini hanno portato all’individuazione del presunto aggressore; una perquisizione nell’abitazione dell’uomo ha permesso il ritrovamento di un coltello simile a quello descritto dalla vittima, insieme a un tirapugni, altri due coltelli, una mazza da baseball e la riproduzione di un gladio romano. E’ stata inoltre rinvenuta una sacca contenente bandiere con croci celtiche e fasci littori.
L’uomo è stato denunciato per rapina e possesso di armi in violazione alla normativa vigente.
Questi i fatti. Non crediamo necessitino di un’analisi approfondita; restano comunque alcuni elementi che ci fanno riflettere. Come prima cosa, la stigmatizzazione implicita all’origine dell’episodio: ‘sei nero e dunque sei uno spacciatore’. In secondo luogo, ci sembra palese anche il senso di impunità che ha accompagnato l’aggressione: sembra che l’uomo, dipendente pubblico, non si sia fatto alcuno scrupolo a rapinare un passeggero durante lo svolgimento del proprio lavoro, come se fosse sicuro che la vittima non avrebbe sporto alcuna denuncia. Viene da chiedersi se questo tipo di certezza sia da associarsi al fatto che la vittima è un cittadino straniero: quindi, forse, individuato come maggiormente vulnerabile? I dubbi in tal senso si vanno pressoché dissolvendo leggendo del ritrovamento di simboli fascisti: forse, per chi ideologicamente è abituato a dividere gli esseri umani per categorie di superiorità e inferiorità, è normale pensare di poter abusare del proprio ruolo, e di usare violenza su qualcuno, senza incorrere in conseguenze.
Di fronte a episodi del genere, al contrario, è importante prendere posizione: per fare sentire la solidarietà alla vittima e per dare un segnale sociale contrario alla legittimazione delle violenze razziste.
Serena Chiodo