Non importa come, l’importante è che sia sempre chiusa.
È un’Europa costellata da muri quella che si prospetta per questo finale di 2015. Barriere di cemento o di filo spinato, di metallo o legno, poco importa; più o meno alte, ma sempre più supportate da altrettante barriere umane, costituite dalle forze dell’ordine che fanno uso di lacrimogeni, idranti e altri mezzi, pur di difendere ad ogni costo la “frontiera”.
Ciascuno stato europeo sta declinando a modo suo questa scelta di “chiusura”, ma la direzione sembra univoca ne abbiamo parlato più volte, in particolare qui, qui e qui). E lo conferma anche l’Austria, che, questo lunedì, per frenare gli arrivi dei migranti, ha cominciato ad edificare la “sua” barriera lungo il confine sloveno. L’annuncio era stato fatto già a fine ottobre da parte della ministra dell’Interno austriaca, Johanna Mikl-Leitner, che riferiva della volontà di costruire una «barriera tecnica» (evitando cosi abilmente di usare la parola «muro»), non con lo scopo di chiudere la frontiera, ma per fare in maniera che “i transiti avvengano in modo ordinato, evitando che frotte di disperati si disperdano nelle campagne della Stiria”.
Poi un lungo e silenzioso stallo. Nel frattempo, i transiti non sono cessati del tutto, ma sono diventati piuttosto saltuari. Al valico di Spielfeld, tra Slovenia e Stiria, sono giunti l’altro ieri 1.200 migranti, che sono stati subito trasferiti in giornata in altri centri di accoglienza in Alta Austria. Numeri più contenuti rispetto al grosso flusso dei mesi scorsi. Oltre al fatto che, nei tre giorni precedenti a questo ultimo arrivo, non un solo uomo ha attraversato il confine, anche presso gli altri valichi minori, utilizzati nelle scorse settimane.
Tuttavia, i lavori di costruzione di questa “rete” sono incominciati lo stesso, anche se pare che non ve ne sia più bisogno. La barriera metallica sarà lunga 3,7 chilometri, avrà un’altezza di 2 metri e mezzo, ma senza alcuno zoccolo di cemento alla base. Si vuole costruirla così, ha dichiarato sempre la ministra, perché, se in futuro non ve ne fosse più bisogno, possa essere facilmente rimossa, senza che sul terreno ne rimanga traccia. Si tratta, in altre parole, di una “barriera leggera”.
Ma quanti sono gli eufemismi e i giri di parole utilizzati furbamente dalla Fortezza Europa per non dire che si sta letteralmente trincerando?
Dopo l’Ungheria, che ha completamente chiuso le sue frontiere con la Serbia e con la Croazia, anche la Slovenia (ne abbiamo parlato qui e qui), e ancor più di recente la Macedonia, hanno pensato di affidare al filo spinato la salvaguardia dei confini. E ancora, il ripristino degli accordi di Dublino da parte della Germania, la reintroduzione dei controlli alle frontiere (tra cui Austria e Svezia), la sospensione della Cedu in Francia (ne abbiamo parlato qui): sono scelte molto preoccupanti che non lasciano alcuno spazio all’ottimismo. Neanche per l’anno che verrà.