Non solo una barriera di 250 metri al confine con l’Italia, attualmente in costruzione. L’Austria annuncia addirittura l’intenzione di effettuare controlli sul territorio italiano. Lo ha dichiarato il ministro della difesa Hans Peter Doskozi: “Se l’Italia continuasse a far passare i profughi, e non prendesse indietro i respinti, chiederemo all’Italia di poter controllare noi anche sul suo territorio”, ha affermato Doskozi a Innsbruck, durante una riunione del suo partito, lo Sphe. “Abbiamo tra le 100 e le 150 nuove procedure di asilo giornaliere. Tra le 16-17 mila richieste sono invece state presentate all’inizio di quest’anno”. L’Austria ha fissato un tetto massimo annuale di 37.500 domande di asilo. A fronte dei continui arrivi, “dobbiamo andare in offensiva. Siamo pronti, nel caso più estremo, a chiudere i confini. Il Tirolo non sarà trasformato in una sala d’attesa“, ha affermato Doskozi.
L’eventualità della chiusura, in realtà, era stata già anticipata dalla ministra dell’Interno Johann Mikl-Leitner: “L’Italia non può contare sul fatto che il Brennero resti aperto“, aveva affermato la scorsa settimana, in vista dell’incontro con l’omologo italiano Angelino Alfano. Un meeting richiesto dal governo austriaco per informarsi sulle misure predisposte dall’Italia nel caso di un aumento del flusso migratorio. Secondo Mikl-Leitner “la rotta del Mar Mediterraneo deve essere chiusa così come quella balcanica, se vi sarà un flusso incontrollato di migranti dall’Italia all’Austria”.
Le posizioni assunte dall’esecutivo austriaco mettono in allarme l’Europa. “La reintroduzione dei controlli alle frontiere interne allo spazio Schengen deve essere giustificata dalla necessità, ed essere proporzionale”: così la portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud, esprimendo le preoccupazioni della Commissione a proposito delle conseguenze che le posizioni austriache potrebbero avere sulla libera circolazione.
Proprio alle istituzioni europee si sono rivolti i ministri italiani degli Esteri Gentiloni e dell’Interno Alfano, con una lettera al commissario all’immigrazione Dimitris Avramopoulos in cui viene chiesta “con estrema urgenza la verifica della compatibilità con Schengen rispetto alle misure annunciate dall’Austria”. Una sollecitazione ribadita dal rappresentante italiano all’Ue Carlo Calenda: “Ci auguriamo che la Commissione adotti un atteggiamento fermo sulla compatibilità con il codice delle frontiere di Schengen”, ha dichiarato ieri a Bruxelles.
Anche il Consiglio europeo è intervenuto -per ora in modo indiretto- sull’argomento: “Dobbiamo essere preparati ad aiutare Malta e l’Italia e a mostrare loro la nostra solidarietà” ha affermato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, ricordando che “la rotta balcanica non è l’unica. Mi riferisco alla rotta del Mediterraneo centrale. Dall’inizio del 2016 20.000 migranti irregolari sono arrivati in Europa attraverso il Mediterraneo Centrale, e i numeri vanno crescendo”.
Forti critiche arrivano dalle associazioni a difesa dei diritti umani. “La notizia della barriera al Brennero è sconvolgente – ha affermato il presidente di Msf Loris De Filippi, ricordando la grave situazione presente in Grecia, in particolare a Idomeni dopo la chiusura della frontiera macedone e della rotta balcanica in generale. “Questa crisi umanitaria è stata creata dall’Europa” ha dichiarato De Filippi, secondo il quale “un maggior controllo al Brennero porterà l’Italia a dover accogliere un maggior numero di persone. L’Europa non può pensare di scaricare su Italia, Grecia e Turchia l’intera gestione del fenomeno migratorio“. Anche Amnesty International ha lanciato un allarme a proposito del quadro che si potrebbe delineare se il governo austriaco concretizzerà quanto annunciato: secondo la ong “al Brennero ci ritroveremo campi improvvisati e auto-allestiti, una situazione di crisi umanitaria simile a quelle delle zone dei Grandi Laghi africani o come fu nell’ex Jugoslavia”, spiega il direttore della divisione italiana Gianni Rufini.
Gli annunci del governo austriaco vanno di pari passo con l’avvicinamento delle elezioni politiche previste per il 24 aprile: “L’Austria ha delle elezioni politiche piuttosto importanti e quindi ha esigenza di rappresentare un certo modo di gestire il fenomeno migratorio“, ha sottolineato il sottosegretario all’interno italiano Domenico Manzione, prontamente smentito dalla ministra Mikl-Leitner, secondo la quale “la politica di gestione del valico non c’entra nulla col voto”.
Sarà. Ma mentre i paesi litigano su come gestire gli arrivi dei migranti, forse rischia di passare in secondo piano la questione principale: le persone continueranno a spostarsi, spinte dalle violazioni dei diritti che gravano nei loro paesi di provenienza. E sono le persone a dover essere protette, non i confini. Innalzare altre frontiere servirà solo a rendere più difficile e rischioso il viaggio e renderà i migranti sempre più vulnerabili: la situazione presente a Idomeni ne è una dimostrazione. Servirebbero strategie opposte: canali di ingresso legali, implementazione di un sistema di accoglienza europeo. Ma l’Europa, e gli stati membri, da tempo sembrano aver abbandonato qualsiasi percorso di umanità e buon senso. Una posizione che non farà che peggiorare la crisi umanitaria in corso.