Quindici persone con le bocche cucite da un filo, trattenute nel Cie di Ponte Galeria, una delle strutture di detenzione amministrativa del nostro paese.
Uomini in fila, nudi, sottoposti a getti di benzoato di benzina per la disinfezione, nel cortile di quello che ostinatamente viene ancora chiamato il Centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa.
La morte di sette persone, sorprese da un incendio mentre dormivano nel capannone dove lavoravano per una fabbrica tessile.
Trecentosessantasei persone (366) morte al largo dell’Isola dei Conigli, a sud di Lampedusa, per il naufragio della barca su cui viaggiavano.
Questi sono solo alcuni episodi – i più eclatanti – che ci sono stati portati dagli ultimi mesi di questo 2013. Un anno di crisi: finanziaria, economica, politica, sociale, culturale. Un anno in cui in nome delle risorse che sarebbero sempre più scarse si taglia su tutto: sul welfare, sui servizi alla persona, sui diritti umani.
Un anno in cui il “prima noi poi loro” l’ha fatta da padrone: loro, i giovani nati in Italia che ostinatamente vengono definiti immigrati, anche se non si capisce da che paese sarebbero emigrati. Loro, le persone trattenute nei Centri di identificazione ed espulsione, magari dopo aver perso il lavoro e conseguentemente il permesso di soggiorno. Loro, che cuciono nei capannoni le t-shirt a buon mercato o raccolgono le arance e i pomodori nelle campagne italiane, gestite ancora dal caporalato. Loro, che non vengono iscritti a scuola perchè non c’è più posto, o vengono messi in classi a parte. Loro, che vengono letteralmente messi in campi mono-etnici alla faccia dell’autodeterminazione.
Loro, con cui condividiamo i mezzi pubblici stracolmi, la fila alla posta, le mense, l’attesa fuori da scuola, la corsa ai regali di Natale. Loro, con cui condividiamo la perdita del lavoro, la cassa integrazione, i rincari sui beni di prima necessità, i dubbi sul futuro. In una parola, con cui condividiamo la nostra quotidianità, crisi compresa.
Il 2013 è stato un anno che ha tagliato anche i sentimenti più basilari, la comprensione, la solidarietà umana, il rispetto, la dignità.
Per il 2014, auguriamo a tutte e tutti un anno dove ci si renda finalmente conto che non esiste alcuna divisione tra esseri umani, se non puramente funzionale: perchè i diritti sono di tutte e tutti. Altrimenti, sono privilegi.
Buone feste!
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