“Limiteremo a 12 mesi, dai 18 attuali, il tempo di permanenza degli extracomunitari nei Centri di identificazione ed espulsione”: così il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha dichiarato ieri nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Diritti Umani del Senato.
Rispondendo alle domande dei membri della Commissione, il ministro ha espresso la volontà del governo di uniformare “le regole di comportamento”, anche a seguito di un sopralluogo del sottosegretario Ruperto in tutti i Cie. Maggiore coesione nelle regole, dunque, ma nessuna intenzione di eliminare queste strutture, come invece sembra aver suggerito il Commissario delle Nazioni Unite nel suo ultimo rapporto esortando “le autorità italiane a eliminare gradualmente la pratica della detenzione amministrativa dei migranti irregolari in strutture simil-carcerarie, favorendo piuttosto misure alternative più idonee, e a promuovere il ricorso ai programmi di rimpatrio volontario”.
La chiusura dei Cie è stata ieri prospettata come una necessità dal senatore Di Giovan Paolo, che durante l’audizione ha dichiarato: “Non è obbligatorio che ci siano i Cie nelle condizioni in cui stanno oggi, sono uno spreco di soldi e una difficoltà per gli operatori. Il sistema di identificazione – ha proseguito il senatore – può essere avviato insieme alla polizia locale, coinvolgendo il Ministero degli Esteri, i nostri Consolati”. Di Giovan Paolo, che ha da poco visitato il Cie di Modena, conclude: “L’esperienza del giro nei Cie è che soffrono tutti, gli immigrati e chi lavora per lo Stato”.
Al senatore, il ministro ha risposto ricordando le difficoltà di ottenere la collaborazione dei Consolati, dichiarando così l’impossibilità di procedere con l’identificazione dei migranti al di fuori dei Centri di identificazione ed espulsione. Insomma, si prospetta una riduzione del periodo massimo di permanenza all’interno delle strutture, ma non un cambiamento reale delle politiche.
Per quanto riguarda l’ingresso nei Cie dei mezzi di informazione, sollecitata dal senatore Perduca per avere un monitoraggio costante, il ministro ha confermato il diritto di accesso della stampa: “La nostra direttiva è stata di aprirli alla stampa, poi siamo esseri umani e qualcuno può svicolare ma sono aperti alla stampa”. Un’affermazione che lascia ancora qualche spazio alla discrezionalità dei Prefetti e degli enti gestori e che si scontra con quanto denunciato dalla campagna LasciateCIEntrare, nata proprio in seguito al divieto di informazione nei CIE e nei C.A.R.A. espresso nella circolare n.1305 del primo aprile 2011 firmata dall’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni che bloccava l’accesso della stampa nei centri. In un convegno che si è svolto alcuni giorni la stessa campagna ha ricordato la persistenza di una difficoltà di accesso ai Cie dei giornalisti.
Il tema al centro dell’audizione di ieri era in realtà la fine dello “stato di emergenza in Nordafrica”, con cui si è cercato di gestire l’arrivo delle persone provenienti dalle regioni del Maghreb a seguito dei cambiamenti politici e delle rivolte, avvenuti nella regione lo scorso anno. In riferimento a tale situazione, il 12 febbraio 2011 il governo aveva dichiarato lo stato di emergenza, che, dopo diversi rinnovi, si concluderà il prossimo 31 dicembre. Secondo il ministro, dopo tale data la condizione giuridica delle persone provenienti dal Nord Africa dovrà essere gestita seguendo le normali procedure consentite dalla normativa vigente.
Proprio sulle politiche d’accoglienza connesse alla normativa vigente si è soffermata la discussione in Commissione: il ministro si è detta “preoccupata per Lampedusa, che sta scoppiando”, sono più di mille le persone arrivate nell’isola nelle ultime due settimane. Il Ministro Cancellieri ha dichiarato l’intenzione di trasferire le persone arrivate in altri centri, anche se “le strutture di prima accoglienza e per richiedenti asilo ormai oltrepassano la capienza massima delle strutture di accoglienza”. Appare quindi sempre più urgente il consolidamento di “un sistema di gestione dei flussi migratori più flessibile e articolato, in grado di fronteggiare, in via ordinaria, anche situazioni che, in particolari circostanze, possono presentarsi con i caratteri dell’eccezionalità”. Situazioni che, a detta tanto dei membri della Commissione quanto del ministro, sono prossime alla realtà dei fatti: “Sono molto preoccupata per il futuro, il Mediterraneo è in una situazione delicatissima: ci sono decine di migliaia, milioni di persone – ha affermato il ministro – che potrebbero arrivare, senza contare i problemi della Siria”. Giusto per pro-memoria, secondo lo stesso ministero dell’interno nel 2011, l’anno della cosiddetta emergenza lanciata dall’ex ministro Maroni, i migranti sbarcati in Italia sono stati 62.000.
Acolta l’audizione della Commissione per i diritti umani: http://www.radioradicale.it/scheda/366730/commissione-straordinaria-per-la-tutela-e-la-promozione-dei-diritti-umani