E’ stato presentato mercoledì 13 luglio 2016, presso la Sala Conferenze ANCI a Roma, l’Atlante Sprar 2015 (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Giunto ai 15 anni di vita, e figlio del ‘precedente Piano Nazionale Asilo, primo tentativo di strutturare l’accoglienza dei rifugiati nel nostro paese, il sistema fotografato dall’Atlante Sprar vede un’Italia divisa, in cui il Centro-Sud accoglie molto di più. Sicilia, Lazio, Calabria e Puglia hanno predisposto circa il 60 per cento dei posti totali. Percentuale molto più bassa al Nord, da dove invece provengono la maggior parte delle lamentele sulla questione dei migranti. In Italia, oggi, sono 135mila i migranti accolti. La maggior parte viene collocata in “strutture di emergenza” gestite dalle Prefetture. Gli altri invece (29mila nel 2015) sono inseriti nel percorso Sprar. Purtroppo, sebbene in leggero aumento, sono soltanto 376 i Comuni titolari di progetti, e sono almeno 800 quelli coinvolti, in un sistema che la fondazione Cittalia, coordinatrice nazionale dello Sprar per conto di Anci, definisce di “governance multi-livello”. Si è in attesa dell’entrata a regime, nei prossimi mesi, di altri 3996 posti, assegnati lo scorso giugno a 174 Comuni e enti locali, a seguito di un bando per 10mila, andato in gran parte deserto. A caratterizzare l’accoglienza dello Sprar sono innanzitutto le strutture, non grandi centri, come spesso sono i CAS (Centri d’Accoglienza Straordinaria), i CARA e i recenti hotspot, ma appartamenti o piccole comunità, inserite idealmente nel tessuto di città e paesi. Al di là dei numeri, dei dati e delle percentuali esposte, l’Atlante Sprar racconta storie di uomini e donne, come quelle dei giornalisti rifugiati a Bologna, o ancora dei ragazzi di Martina Franca (Ta) che hanno contribuito a una applicazione per lo smartphone destinata ai turisti, o il progetto di inclusione universitaria dei rifugiati a Pavia. Storie di arricchimento reciproco nate da interazioni positive con il territorio. “Spesso si identifica il momento dell’arrivo del migrante in un altro paese con una sorta di “anno zero”, come se prima non ci fosse stata un’altra vita, un passato e delle conoscenze che già sono state acquisite e maturate”, spiega Maria Silvia Olivieri, responsabile della rete Sprar. I progetti Sprar hanno erogato complessivamente 259.965 servizi, che riguardano principalmente assistenza sanitaria (20,7%), formazione (16,6%), attività multiculturali (15%), alloggio (14,9%), istruzione/formazione (10,9%) e inserimento scolastico dei minori (9,5%). Le figure professionali impiegate nei progetti sono nel complesso 8.291, tra operatori di accoglienza (22%), mediatori culturali (12,1%), personale amministrativo (10,1%), operatori legali (6,9%), personale ausiliario (5,6%), insegnanti di italiano (5,1%) e coordinatori di équipe (5%).
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