Pubblichiamo qui di seguito l’appello appena messo online dall’ASGI – Associazione studi giuridici sull’immigrazione, rivolto a tutti i Parlamentari, affinché si adoperino per la cancellazione del cosiddetto “emendamento Lodi”. L’intento di tale emendamento è palesemente discriminatorio (noi ne avevamo parlato qui), ed il suo obiettivo è di rendere molto difficile l’accesso al Reddito per i cittadini stranieri. L’Asgi, dal canto suo, aveva già pubblicato un primo commento sul DL n. 4/2019 che reca disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza. Il commento, punto per punto, a cura dell’Avv. Alberto Guariso del Servizio Antidiscriminazione (noi l’avevamo pubblicato qui), oltre a segnalare l’illogicità di un sistema molto rigido “a doppio canale”, che rischia di non fornire alle famiglie straniere quel sostegno “multidimensionale” di cui hanno bisogno, ribadisce il contrasto con la giurisprudenza Costituzionale e con quella del diritto dell’Unione di molte norme introdotte con l’esplicita finalità di limitare l’accesso degli stranieri alla prestazione.
Nelle prossime ore la commissione lavoro della Camera voterà la legge di conversione del decreto legge n. 4/19 che istituisce il reddito di cittadinanza.
Nel testo trasmesso dal Senato è contenuto “l’emendamento Lodi”, cioè quello che prevede l’obbligo per i cittadini di paesi extra UE di produrre documentazione del paese di origine tradotta e legalizzata dall’autorità consolare italiana nel predetto paese, che attesti la composizione del nucleo familiare e la situazione reddituale e patrimoniale nel paese di origine.
Dopo l’introduzione del requisito dei 10 anni di residenza e della limitazione ai soli stranieri titolari di permesso di lungo periodo (contro le quali ASGI si attiverà per richiedere l’intervento della Corte Costituzionale) si tratta di una ulteriore misura volta a ridurre a livelli minimi l’accesso degli stranieri al reddito di cittadinanza.
ASGI richiama quindi nuovamente l’attenzione dei parlamentari e della opinione pubblica sulla assoluta illegittimità e irrazionalità di questa norma, già riconosciuta dal Tribunale di Milano nella ordinanza sul caso Lodi, ricordando che:
- Tutti i residenti, italiani e stranieri, devono denunciare redditi e patrimoni all’estero e devono comunque inserirli nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) che avvia il procedimento per il rilascio dell’ISEE, che costituisce una attestazione pubblica della condizione economica delle persone ai fini dell’accesso alle prestazioni sociali.
- Le possibilità di controllo dello Stato su dette dichiarazioni sono identiche per gli stranieri e per gli italiani (che ben possono possedere immobili o redditi all’estero) e passano necessariamente da doverosi accordi di cooperazione tra gli Stati sullo scambio di informazioni: dunque non vi è motivo per gravare lo straniero (e per di più lo straniero povero) di onere documentali spesso impossibili o cosi gravosi da azzerare il beneficio economico richiesto.
- Il controllo della ricchezza, per italiani e stranieri, in un mondo globalizzato ove le persone si spostano è un problema serio e complesso, ma non si risolve imponendo oneri irragionevoli alle persone bisognose.
- Il testo attuale che prevede la redazione di un elenco ove è “oggettivamente impossibile” procurarsi detti documenti aprirebbe incertezze e complicazioni burocratiche ingestibili (si pensi ai molti paesi nei quali procurarsi i documenti non è impossibile ma solo “estremamente difficile” per l’inesistenza di un catasto nazionale) delle quali resterebbero vittime non solo gli stranieri, ma anche l’intera macchina organizzativa del Reddito di cittadinanza, già di per sé molto complessa.
ASGI invita quindi tutti i parlamentari che hanno a cuore il senso di uguaglianza e i principi di buona amministrazione a intervenire immediatamente perché “l’emendamento Lodi” venga soppresso e si torni, su questo punto, alla versione originaria del decreto legge che non prevedeva oneri documentali differenziati per italiani e stranieri.
Invita le organizzazioni sindacali e i CAF che ad esse fanno riferimento, qualora l’emendamento dovesse trovare conferma, a ricevere le domande degli stranieri e a trasmetterle all’INPS indipendentemente dalla presenza di documentazione aggiuntiva rispetto all’ISEE, lasciando all’INPS l’onere di una scelta discriminatoria che vedrebbe inevitabilmente il moltiplicarsi delle azioni giudiziarie contro questa palese ingiustizia.
Torino, 6 marzo 2019
ASGI – Associazione studi giuridici sull’immigrazione