Il provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri il 24 settembre colpisce i richiedenti asilo e i titolari di protezione e smantella il modello di accoglienza diffusa. Per l’Asgi si tratta di “scelte frettolose e fortemente ideologiche, avulse dalle necessità concrete del Paese”. L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha pubblicato ieri una sintetica analisi dei contenuti del decreto legge del governo Conte. Non è entrata nel dettaglio data “l’assenza di un articolato normativo certo e definitivo”. Asgi definisce “lampante la volontà di restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociale”, e invita “tutte le istituzioni competenti a non consentire uno strappo così vigoroso ai principi della Costituzione italiana e ad aprire un serio dibattito sulle riforme necessarie in materia di immigrazione ed asilo in Italia ed in Europa”. Qui di seguito il comunicato stampa dell’Asgi.
Desta forte preoccupazione l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, in data 24.9.2018, dello schema di Decreto Legge recante modifiche alla disciplina sull’immigrazione, la protezione internazionale e la concessione e revoca della cittadinanza italiana.
Sulla base del testo reso disponibile, anche in assenza di un articolato normativo certo e definitivo, l’ASGI ritiene di dovere sottolineare la pericolosità della situazione che deriverebbe dalla pubblicazione ed eventuale conversione in legge di un testo del genere. Ciò non solo per gli ampi profili di illegittimità propri della bozza di decreto, ma anche a causa della inopportunità di assumere scelte frettolose e fortemente ideologiche, avulse dalle necessità concrete del Paese e che generano gravi ricadute sociali .
Non si comprende, innanzitutto, la necessità del ricorso alla decretazione d’urgenza – specie in una fase come quella attuale, in cui il numero delle persone straniere che giungono in Italia è talmente ridotta da non comportare alcuna forma di allarme sociale. E’ evidente che in relazione a quasi tutte le misure previste dal decreto legge non sussistono i presupposti di necessità di cui agli artt.72 e 77 della Costituzione trattandosi di una radicale riforma modificativa di istituti giuridici esistenti da molto tempo. Tale modus procedendi è evidentemente rivolto ad impedire ogni confronto democratico sia in sede parlamentare, sia (soprattutto) nella società civile e tra le istituzioni maggiormente coinvolte da tale decreto.
Nel merito, sembra si voglia proseguire in scelte errate ed in odio agli individui, scelte che hanno già visto, anche in tempi recenti, organi costituzionali confrontarsi in una dialettica istituzionale assolutamente non idonea a rappresentare un paese democratico e che ha reso evidente una pericolosa involuzione del nostro sistema democratico basato sulla suddivisione dei poteri dello Stato e sul rispetto, in termini assoluti e non degradabili, della considerazione per la persona umana. Anche con il testo reso pubblico, infatti, sono così lampanti le volontà di restringere i diritti e le libertà degli individui e di creare nuove forme di tensione sociale che sorge il legittimo dubbio che non singoli individui o organizzazioni, ma addirittura alcuni organi dello Stato stiano lavorando allo smantellamento dello stato sociale di diritto così faticosamente costruito dalla Resistenza in avanti e che trova espressione nella Costituzione.
Ben altre sarebbero le iniziative necessarie ad affrontare le conseguenze delle politiche sociali, economiche e militari di Paesi quali l’Italia e gli altri Stati membri della UE. Tali politiche, evidentemente, sono la causa di processi migratori scomposti che, in ragione dell’assenza di visione prospettica, si proibisce per non regolare adeguatamente.
Con ogni evidenza ed al di là della propaganda, i provvedimenti da ultimo assunti (di cui il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri è parte) non sono neanche idonei a combattere i trafficanti di esseri umani – i quali vivono della chiusura delle frontiere e della impossibilità di ingresso legale in Italia ed in Europa –, mentre, se si vuole rafforzare il controllo di legalità sulla accoglienza dei richiedenti asilo, ciò non può farsi smantellando l’unico sistemaunanimemente ritenuto degno di tale nome, ovvero lo SPRAR, a favore della pessima esperienza che complessivamente ci consegna l’analisi delle strutture straordinarie; l’incremento delle quali, fuori da ogni logica sistemica, non può che alimentare tensione sociale.
Ciò premesso, pur riservandoci una più compiuta analisi della normativa nei prossimi giorni, è doveroso sottolineare sinteticamente i principali profili di manifesta incostituzionalità del decreto legge in questione.
In allegato trovate la sintetica nota giuridica dell’ASGI.
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