In riferimento all’esclusione dei giovani privi di cittadinanza italiana dal nuovo bando di servizio civile, pubblichiamo il comunicato di ASGI e Avvocati per niente
L’accesso dei giovani stranieri al servizio civile non deve essere posto in alternativa con la doverosa estensione delle possibilità di accesso alla cittadinanza
La decisione del Ministero ripropone un comportamento già censurato dalla magistratura in quanto il Tribunale di Milano, con una sentenza poi confermata dalla Corte d’Appello, ha dichiarato che impedire ai giovani stranieri stabilmente residenti in Italia l’accesso al servizio civile, costituisce una illegittima discriminazione.
ASGI e APN esprimono il più vivo rammarico per la scelta del Ministero per l’Integrazione di riproporre anche quest’anno il bando per il servizio civile mantenendo la clausola che lo riserva ai soli cittadini italiani.
L’estensione del servizio civile anche dei giovani stranieri sarebbe stata coerente anche con la recente apertura del pubblico impiego agli stranieri lungo soggiornanti (disposta con la ‘legge europea 2013’) che ha confermato come la cittadinanza non costituisca più la condizione per poter concorrere al pubblico interesse. Ugualmente, si ricorda l’imminente scadenza (il 25 dicembre 2013) del termine per recepire la direttiva 2011/98 che obbliga gli stati membri ad applicare rigorosamente il principio di parità di trattamento tra cittadini e stranieri regolarmente soggiornanti.
In tale contesto normativo – che riguarda la tendenziale uguaglianza tra italiani e stranieri – l’accesso dei giovani stranieri al servizio civile non deve essere posto in alternativa con la doverosa estensione delle possibilità di accesso alla cittadinanza, come invece dichiarato dal Ministero per l’integrazione alla Consulta del servizio civile.
ASGI E APN continueranno ad assumere tutte le necessarie iniziative, anche giudiziarie, per riaffermare il principio di uguaglianza e consentire ai giovani stranieri di adempiere attivamente anche al dovere di solidarietà fissato dall’art. 2 della nostra Costituzione.