Nuovo bando, vecchie discriminazioni. Con il Decreto Ministeriale 717 del 5 settembre 2014, il Miur ha pubblicato il bando per il reclutamento del personale ATA (Ausiliario, Tecnico e Amministrativo) previsto negli istituti scolastici per gli anni 2014/2015, 2015/2016 e 2016/2017. Tra i requisiti per partecipare, la cittadinanza italiana o comunitaria.
Una decisione “inspiegabile” secondo l’Asgi, perché “in totale contrasto con l’art. 38 d.lgs. 165/02 come modificato dall’art. 7, L. 6.8.2013 n. 97”, la cosiddetta Legge Europea 2013. Una legge che, entrata in vigore più di un anno fa, ha modificato la normativa sul pubblico impiego “estendendo l’accesso alla funzione pubblica anche ai cittadini di Stati terzi non membri dell’Unione europea protetti dal diritto dell’Unione europea, ovvero – sottolinea Asgi – i familiari di cittadini di Stati membri UE, i ‘lungo soggiornanti’ di cui alla direttiva 109/2003 e i rifugiati e titolari di protezione sussidiaria”.
“Un evidente errore materiale del Miur”, commenta Asgi, che evidenzia anche come non sia “neppure immaginabile che le funzioni in questione possano farsi rientrare tra quelle attinenti l’esercizio di pubbliche funzioni o la tutela dell’interesse nazionale di cui al DPCM 7.02.1994 n. 174, come peraltro reso evidente dal fatto che il bando è aperto ai cittadini comunitari”.
L’associazione ha inviato una lettera al ministero per sollecitare una rapida modifica del bando e la sua riapertura posticipata (ad oggi la data ultima per la presentazione della domanda è l’8 ottobre 2014), così da consentire la diffusione della notizia e garantire l’effettiva possibilità di partecipazione dei cittadini stranieri, a parità di condizione con quelli italiani e di altri Stati membri UE (qui il testo della lettera).
Ma la violazione della Legge europea 2013 contenuta nel bando del Miur non è un caso singolo né sporadico: sono infatti frequenti le amministrazioni pubbliche – statali, regionali e locali – che non si conformano alle modifiche apportate dalla legge n. 97/2013. Sulla questione Asgi è intervenuta più volte, da una parte sollecitando le stesse amministrazioni a modificare i bandi di concorso, dall’altra rivolgendosi direttamente alle istituzioni nazionali: è di un mese fa la lettera (qui il testo) che l’associazione ha inviato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica, alla Conferenza delle Regioni, a UPI, ANCI e per conoscenza all’UNAR, chiedendo la piena applicazione della normativa. A tal fine, l’Asgi ha sollecitato i destinatari della lettera ad “adottare ogni tipo di intervento utile affinché tutte le amministrazioni pubbliche italiane siano edotte delle modifiche intervenute con la legge n. 97/2013 e che i bandi per i concorsi pubblici adottino una formulazione chiara ed uniforme pienamente conforme al nuovo testo dell’art. 38 del d.lgs. n. 165/2001”. Modifiche che, comunque, secondo l’associazione non esauriscono la questione dell’accesso alla funzione pubblica degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, in quanto “insufficienti a realizzare la piena parità di trattamento prevista dall’art. 2 c. 3 del T.U. immigrazione in applicazione della Convenzione OIL n. 143/1975”: secondo la Convenzione infatti l’accesso al pubblico impiego dovrebbe essere garantito a tutti gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, e non solo ad alcune categorie destinatarie di protezione.