Carla Osella, presidente nazionale dell’Aizo, esprime, attraverso un comunicato stampa, il suo sconcerto per l’ultimo gravissimo caso di razzismo mediatico nei confronti dei rom avvenuto in Svizzera. Il settimanale Weltwoche, diffuso a livello nazionale, vicino al partito di destra Svp/Udc del miliardario Blocher, ha pubblicato in copertina la foto di un bambino rom mentre punta una pistola contro il fotografo, con il titolo “Arrivano i rom: razzie in Svizzera”, seguito da un sottotitolo ancora più forte: “i rom, imprese familiari del crimine”. La Svp/Udc, partito di destra, non è nuovo a queste sortite visto che ha costruito i suoi successi elettorali proprio grazie alle sue campagne di aperta ostilità verso gli stranieri, con tanto di manifesti elettorali con pecore bianche che scacciano quella nera. E non è neppure la prima volta che questo settimanale viene denunciato per razzismo. Nel 2009, infatti, la Gioventù socialista svizzera (GISO) aveva sporto una querela per le dichiarazioni islamofobe che il direttore del settimanale aveva pronunciato ai tempi dell’iniziativa “Contro l’edificazione di minareti”, promossa sempre dalla Svp e appoggiata dalla Weltwoche . Il dossier è stato archiviato proprio poche settimane fa. L’immagine della copertina, invece, è stata scattata dal fotografo italiano Livio Mancini, che sul suo sito internet spiega di averla realizzata nel 2008 ai margini di una discarica in Kosovo. Mancini ha precisato per iscritto di aver ceduto le sue immagini sul Kosovo tramite un’agenzia e di non avere avuto contatto alcuno con la Weltwoche. Il vice-direttore della Weltwoche e coautore dell’articolo, da parte sua, fatica a capire il “malumore” sollevato dalla foto. Per lui, l’immagine simboleggia “chiaramente” il fatto che “bande rom abusano dei loro bambini per scopi criminali”. L’immagine e il titolo pubblicati dal settimanale hanno naturalmente sollevato numerose proteste da parte della comunità rom tedesca, come da parte di numerosi gruppi rom in Europa. Numerose anche le denunce per istigazione al razzismo.