Sarà l’autopsia, eseguita proprio in queste ore sul corpo del cittadino marocchino Hady Zaitouni, a fare luce (forse?) su quanto è successo ad Aprilia nella notte tra sabato e domenica. Al momento, gli inquirenti escludono un movente razzista e ipotizzano la pista dell’omicidio preterintenzionale (un delitto previsto dall’ordinamento italiano all’art. 584 del c.p., un reato che si consuma quando l’agente provoca la morte della vittima come conseguenza di un’azione violenta).
Ma facciamo un passo indietro. E’ piena notte ad Aprilia, alcuni cittadini presidiano una strada chiusa che si immette su via Guardapasso. Non è chiaro se i residenti abbiano o meno organizzato una sorta di ‘ronda’ (già denunciate nella zona), in relazione a furti avvenuti in passato. Sta di fatto che, ad un tratto, nella strada entra una Renault Megane con targa straniera. Il conducente vede subito il gruppo di persone e compie una brusca inversione, sgommando in velocità. Tre uomini in strada si mettono all’inseguimento e danno vita ad una caccia all’uomo che si conclude una decina di minuti dopo, sulla via Nettunense, che l’auto straniera imbocca contromano.
La vettura su cui viaggia Hady Zaitouni sbanda e finisce contro un muretto. Il conducente fugge – sulla base di quanto è stato possibile ricostruire dalla presenza di alcune telecamere di videosorveglianza di un bar (video pubblicato sul sito Ansa.it), e da quanto riferito da alcuni testimoni. Hady Zaitouni esce, barcolla, è già ferito, ma viene aggredito da due dei suoi inseguitori, che lo colpiscono con calci e pugni. Lo straniero rimane a terra. Morirà poco dopo. L’autopsia dovrà stabilire se le lesioni mortali sono state provocate dall’incidente in sé, oppure dalle percosse subite. Per il momento i due aggressori sono stati denunciati a piede libero. Gli investigatori, tuttavia, restano ancora molto cauti nel definirlo “un vero e proprio pestaggio” (dicono che non si è trattato di un “pestaggio prolungato”, come se la violenza potesse essere giustificabile a seconda della sua “durata”). Stanno lavorando, insomma, alla costruzione di una ipotesi che vedrebbe come causa della morte dell’uomo un “incidente”, o meglio che l’uomo sia stato colpito da un calcio o con un pugno, quando la situazione sarebbe “sfuggita di mano” ai tre inseguitori.
“Incidente fatale” o “pestaggio fatale”? Il lungo silenzio sull’autopsia farebbe propendere per questa seconda possibilità, anche se gli aggressori, entrambi 45enni, si difendono – attraverso i loro avvocati – dicendo che l’uomo era già riverso a terra dopo l’incidente e loro non lo hanno toccato.
“Lì era un casino, ci siamo rovinati”, avrebbero detto in lacrime i due indagati ai carabinieri, senza però ammettere di aver aggredito la vittima, come invece risulta agli investigatori. Gli inseguitori si sarebbero inoltre giustificati dicendo di aver notato la Megane, perché in quel momento dei bambini giocavano in cortile, ulteriore spiegazione che non convince i militari. Di fatto, hanno tentato di farsi giustizia da soli e su questo difficilmente potranno aggrapparsi a delle attenuanti. Oltretutto, benché la stampa insista (come al solito) sulla nazionalità della vittima e sul suo passato “etnicamente” compromesso (aveva già fatto dei furti e aveva in auto arnesi da scasso, ndr), l’uomo ucciso non stava rubando in quel momento. E’ stato ucciso sulla base della supposizione che fosse “un ladro”. Alquanto inquietante come metro di giudizio: se in gioco c’è comunque la vita di una persona.
Secondo quanto riportato dal Corriere, i due, di fronte agli inquirenti avrebbero avuto un atteggiamento opposto: uno sarebbe scoppiato a piangere, l’altro, invece, non avrebbe aperto bocca.
Intanto, però, emergono nuovi dettagli, spesso contraddittori, a seconda della fonte che li riporta. Dalle immagini delle telecamere di sorveglianza diffuse sul web, si vede l’auto degli inseguitori arrivare in un parcheggio di un bar. Guardando attentamente, inoltre, si vede spuntare una pistola dai pantaloni di uno dei due aggressori (una guardia giurata non in servizio, ndr).
Ci auguriamo che venga fatta luce sulle troppe ombre di questo omicidio.