629 persone, tra cui 123 minori non accompagnati, 11 bambini e 7 donne incinte. Non sono numeri, ma persone. Persone costrette a vagare per mare da sabato sera, messe in salvo a bordo della nave di salvataggio Aquarius della Ong SOS Mediterranée e di Medici Senza Frontiere, che la gestiscono congiuntamente dal 2016 e battente bandiera di Gibilterra.
Poche settimane fa, la nave Open Arms dell’organizzazione non governativa spagnola ProActiva aveva dovuto subire la stessa sorte: aspettare diverse ore in mare prima di ricevere il via libera per sbarcare circa 200 migranti a Pozzallo. Tuttavia, allora non c’era stata una richiesta esplicita dell’Italia a Malta.
Cosa è successo?
Nelle ore precedenti all’arrivo dell’Aquarius, c’erano già stati due grossi sbarchi di migranti in Italia: 232 persone erano sbarcate sabato nel porto di Reggio Calabria, soccorse dalla nave della ong Sea Watch, e altri 220 migranti circa erano sbarcati a Pozzallo.
Il governo italiano, nella persona del ministro dell’Interno Matteo Salvini (con l’avallo di quello delle Infrastrutture, Danilo Toninelli), ha negato alla nave Aquarius il permesso di arrivare in Italia e ha chiesto al governo di Malta di occuparsi dell’accoglienza dei migranti a bordo. «Nel Mediterraneo ci sono navi con bandiera di Olanda, Spagna, Gibilterra e Gran Bretagna, ci sono Ong tedesche e spagnole, c’è Malta che non accoglie nessuno, c’è la Francia che respinge alla frontiera, c’è la Spagna che difende i suoi confini con le armi, insomma tutta l’Europa che si fa gli affari suoi», ha scritto Salvini su Facebook. «Da oggi anche l’Italia comincia a dire NO al traffico di esseri umani, NO al business dell’immigrazione clandestina».
E Malta?
Malta, a sua volta, ha rifiutato sostenendo che spetta all’Italia ricevere l’Aquarius in base al diritto internazionale. Domenica sera, persino il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto su Facebook di aver parlato con il primo ministro maltese Joseph Muscat e di avergli chiesto di far sbarcare a Malta la Aquarius, ricevendo una risposta negativa.
Il problema è che Malta è scarsamente attrezzata per occuparsi di uno sbarco di centinaia di migranti e soprattutto delle loro richieste di protezione internazionale. Già oggi Malta accoglie – in proporzione alla popolazione – molti più migranti di quanti ne accolga l’Italia.
Il risultato
La nave, con a bordo più di 600 persone e con viveri e scorte solo per altri 2 giorni, ha ricevuto dalle autorità italiane l’indicazione di attendere nuovi ordini, e ora sta navigando in modo circolare tra Malta e la Sicilia.
Ma tutto quello che sta accadendo è legale?
La legge italiana vieta di respingere persone che chiedono di ottenere una forma di protezione internazionale. Dato che tutti i migranti che arrivano in Italia hanno diritto di fare richiesta di protezione, sarebbe difficile trovare una base legale per respingerli ancora prima che ne abbiano avuto la possibilità. Giova ricordare che l’Italia in passato è stata condannata più volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo per avere compiuto respingimenti illegali di massa sui passeggeri di alcuni barconi di migranti: la legittimazione di questa misura significherebbe probabilmente l’apertura di nuovi procedimenti da parte della Corte.
Inoltre, i respingimenti di richiedenti asilo sono anche esplicitamente vietati dall’articolo 33 della convenzione sullo status dei rifugiati firmata a Ginevra nel 1951, e dal protocollo che integra la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, entrato in vigore nel 1968.
#chiudiamoiporti vs #apriteiporti
Dopo l’annucio di Salvini, sui social si è scatenata la contrapposizione fra porti chiusi e porti aperti. Salvini, questa mattina, ha fatto sapere che un’altra nave dopo l’Aquarius non sarà accettata nei porti italiani, “sconfinando” nella competenza del Ministro Toninelli. «Anche la nave Sea Watch 3, di Ong tedesca e battente bandiera olandese, è al largo delle coste libiche in attesa di effettuare l’ennesimo carico di immigrati, da portare in Italia. L’Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire, stavolta c’è chi dice no: chiudiamo i porti». Dallo stesso fronte, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha commentato così la vicenda, proponendo una via di uscita: “La questione si risolve andando in Europa il 28 e il 29 di giugno al Consiglio europeo e chiedendo all’Europa una missione europea che produca un blocco navale al largo delle coste della Libia. Il problema non è capire dove facciamo sbarcare queste persone che partono dalla Libia, il problema è stabilire come si impedisce a quelle persone di partire dalla Libia. Non c’è altra soluzione. Dopo di che, l’altra questione che va risolta è quella delle Ong: la soluzione non è dire ‘chiudiamo i porti e non le facciamo attraccare’, la soluzione è dire ‘quelle navi le facciamo entrare in porto, le sequestriamo, denunciamo gli equipaggi per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e per tratta di essere umani. Vediamo quante navi Soros si compra quando gliele cominciamo a sequestrare”.
La notizia appena giunta della disponibilità della Spagna a far attraccare la nave a Valencia ci riempie di speranza. Ma per raggiungere Valencia occorrono quattro giorni di navigazione e sulla Acquarius i viveri scarseggiano.
Dall’altro fronte, gli attivisti per i diritti dei migranti e antirazzisti, hanno lanciato via social la campagna di sensibilizzazione all’apertura, anche simbolica, dei porti. Il primo sindaco a cogliere l’appello è stato quello di Napoli. Seguito poi a ruota da quelli di Palermo, Reggio Calabria, Messina e Taranto. Così come sono molti i presidi annunciati tra oggi e per i prossimi giorni per ribadire no al razzismo e creare un fronte comune di lotta contro queste scelte scellerate del nuovo governo. A Roma un presidio convocato in due ore a Porta Pia ha ricevuto l’adesione di molte associazioni cittadine e ha riunito circa 200 persone. Si tratta di un gesto politico e umano.
Che i Sindaci delle città portuali aprano i porti all’umanità in modo simbolico insieme ai cittadini tutti. Che chiunque non è disponibile a rendersi complice di politiche disumane scenda in piazza nei prossimi giorni.
Intanto nel presidio romano tenutosi a Porta Pia è stata annunciata un’assemblea pubblica per i prossimi giorni. Di fronte a scelte ingiuste e sbagliate è indispensabile fare rete e organizzarsi. Subito.