Il neo sindaco di Briançon chiede lo sgombero del rifugio solidale che ha, da luglio 2017, aperto le sue porte a più di 10.000 persone di passaggio, con un pasto caldo, la possibilità di cambiare vestiti bagnati dalla marcia nelle nevi sui valichi a quasi duemila metri, una sosta, notti di riposo al caldo nei locali di una ex caserma del Crs, la polizia nazionale, a pochi metri dalla stazione ferroviaria. La cittadina è diventata un luogo di transito più di tre anni fa, da quando i pattugliamenti alle frontiere marittime di Ventimiglia e Mentone hanno subito un inasprimento. In una lettera del 26 agosto, il neo eletto sindaco ha invitato l’Associazione “Refuges solidaires” a liberare l’edificio, di proprietà dell’associazione intercomunale che federa i municipi della zona, «entro e non oltre il 28 ottobre». L’occupazione dei locali era stata preventivamente consentita da una convenzione, scaduta a giugno e che il sindaco non vuole rinnovare. L’associazione ha due mesi per evacuare i locali, ma ha informato il presidente dell’associazione intercomunale che «non sgombererà finché non avrà altri alloggi a disposizione, perché è troppo alto il rischio di vedere persone costrette a bivaccare in strada, all’approssimarsi dell’inverno, che da queste parti è ovviamente assai rigido». La cattiva notizia si aggiunge alle difficoltà già incontrate dal rifugio di solidarietà, ovvero una chiusura imposta fino a sabato 19 settembre 2020 a seguito dell’individuazione di due casi di Covid-19 negli scorsi giorni, e un grandissimo afflusso di persone in transito che mettono a dura prova la capienza del luogo in queste settimane. Sono numerose le persone costrette a sistemarsi in strada in questi giorni. La precedente amministrazione di Briançon aveva firmato un accordo con l’associazione Tous Migrants, capofila delle realtà solidali della zona, per l’occupazione di due prefabbricati, dove riporre le attrezzature di soccorso alpino dei volontari che nelle notti d’inverno battono i sentieri e le piste alpine nel tentativo di intercettare persone in cammino fra neve e ghiaccio e prestare loro soccorso. Anche questi andranno liberati.
Per tutti questi motivi è stato lanciato sulla stampa nazionale francese un appello per il sostegno al mantenimento di questi due luoghi essenziali per il proseguimento delle azioni di solidarietà verso gli esiliati, al fine di raccogliere le firme di personalità, organizzazioni e tanti cittadini.
L’associazione Refuges Solidaires ha lanciato un SOS, se si desidera fornire assistenza o donazioni: collectifrefugesolidaire@gmail.com.
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