Il 16 febbraio è stato presentato a Roma, presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, il report “ANIME SMARRITE. Il piano degli sgomberi a Roma: storie quotidiane di segregazione abitativa e di malessere”. La ricerca, realizzata dall’Associazione 21 luglio nell’ambito del programma “Italian Roma Rights Project” finanziato dall’Open Society Institute, ha analizzato, attraverso il metodo etnografico e avvalendosi del supporto teorico dell’antropologia medica e dell’etnopsichiatria, le conseguenze psico-sociali del Piano Nomadi del Comune di Roma, che ha portato alla realizzazione di 420 sgomberi. Un’equipe composta da un medico, una mediatrice culturale, un architetto e un antropologo supervisore ha esaminato i malesseri psico-fisici causati dallo sgombero del campo Casilino 900 a partire dalle testimonianze raccolte su 6 minori di età compresa tra i 6 e i 14 anni e su 10 adulti appartenenti alle famiglie di riferimento dei minori stessi. I sintomi riscontrati in alcuni rom nel “villaggio attrezzato” di via di Solone 323 nel Municipio VIII e nel centro di accoglienza di via Amarilli, dove sono stati trasferiti molti dei rom provenienti da Casilino 900, rientrano nelle sintomatologie tipiche del ghetto: forti emicranie, sintomi depressivi, allucinazioni, stati d’ansia, attacchi di panico, insonnia, problemi respiratori, dermatite. L’analisi evidenzia quanto il legame con il territorio sia essenziale per la costruzione dell’identità dell’individuo e dell’intera comunità, che sullo stesso costruisce la sua storia, i ricordi, la sua visione del mondo, l’affettività e il senso di sicurezza. La perdita di questo legame e il conseguente sradicamento portano alla “crisi della presenza”, come è stata definita da Ernesto De Martino, ed all’indebolimento delle relazioni intercomunitarie. Questo forte rapporto con il territorio è evidente nelle interviste incluse nel report, in cui molti testimoni ricordano il momento dello sgombero come un momento di dolore, di perdita della propria casa, degli oggetti cari e, con questi, dei propri ricordi e delle proprie radici. Alcuni affermano di passare le giornate nei dintorni della zona di Casilino 900, altri di non aver avuto più la forza di tornarci. Alla ricerca si è affiancato il supporto dell’associazione all’azione legale di una famiglia rom contro il Comune di Roma, accusato di aver impedito con il trasferimento avvenuto nel 2010 la regolare frequenza scolastica ad alcuni minori rom.