Tredici uomini hanno perso la vita durante uno sbarco avvenuto oggi, intorno alle 9.00 di mattina, sulla spiaggia di Sampieri, frazione di Scicli, nel ragusano.
Le vittime fanno parte di un gruppo di circa 250 persone, la maggior parte eritree, che cercavano di raggiungere la costa su un’imbarcazione di legno di circa 8 metri. A causa del mare molto agitato, il barcone si è arenato al largo di contrada Pisciotto.
Stando a quanto raccontato da alcuni testimoni che si trovavano sulla spiaggia, a pochi metri dalla riva i presunti scafisti avrebbero preso a colpi di cinghia le persone, costringendole a scendere. I migranti si sarebbero quindi buttati in mare tentando di raggiungere la riva a nuoto: alcuni non avrebbero resistito alla forza delle onde e sarebbero annegati. “Il nostro barcone si e’ arenato – ha raccontato all’agenzia stampa Agi un 23enne eritreo – e pensavamo che l’acqua non fosse così profonda. Il mare era agitatissimo. Ci siamo buttati in acqua e abbiamo cercato di arrivare alla costa che vedevamo vicino, ma l’acqua era troppo profonda”.
Una volta a riva molte persone sono fuggite nelle campagne circostanti per non essere rintracciate dalla polizia e poter così proseguire il proprio viaggio. “Ci avevano detto di arrivare sulle coste di Sampieri perché così non saremmo stati identificati – ha proseguito il giovane eritreo – e avremmo potuto continuare il nostro viaggio la cui meta finale non è l’Italia”, ha specificato, spiegando: “Siamo partiti dalle coste della Libia. Abbiamo pagato tra i 300 e i mille euro”.
Sono ottanta le persone rintracciate fin’ora dalle forze dell’ordine, che per le ricerche si sono avvalse anche di un elicottero. I migranti sono state portati nel CPSA di Pozzallo.
Il maresciallo capo dei carabinieri Carmelo Floriddia, tra i primi a giungere sulla spiaggia di Sampieri, ha definito la situazione “drammatica”: “Io in prima persona ho praticato il massaggio cardiaco su tre migranti e siamo riusciti letteralmente a fargli espellere l’acqua che avevano bevuto”.
Secondo un residente della zona, tra i primi a soccorrere le persone, molti dei tredici annegati hanno perso la vita nel tentativo di aiutare i loro compagni. “Ho chiamato subito gli altri residenti della zona e ci siamo buttati in mare per aiutarli. Lo scafo era totalmente arenato e c’era chi non riusciva a nuotare e piangendo ci chiedeva di aiutare prima le donne e i bambini e poi loro. Non a caso, tutti i morti sono uomini perché loro stessi prima di porsi in salvo hanno cercato di aiutare chi fosse più in difficoltà”, ha raccontato alla stampa l’uomo, che è stato anche colpito da un pugno da uno dei presunti scafisti.
“Erano le 9,15 e i primi soccorsi sono arrivati intorno alle 10,30. E’ impossibile questo ritardo. Noi stessi ci siamo improvvisati a fare respirazione bocca a bocca e a cercare di fare uscire dalla bocca l’acqua che avevano bevuto”, ha denunciato inoltre il soccorritore.
Tra i superstiti ci sono anche venti bambini ed una donna incinta in gravi condizioni, trasportata all’ospedale Maggiore di Modica insieme ad altre cinque persone. Un uomo, più grave, è stata invece trasferito in elisoccorso dalla spiaggia di Sampieri nell’ospedale Cannizzaro di Catania.
Intanto, un migrante ferito è stato ritrovato sulla strada provinciale Ragusana 43: secondo le ricostruzioni, è stato investito da un’auto, che non si sarebbe fermata a prestare soccorso. L’uomo è stato trasportato all’ospedale di Modica dove, secondo quanto riportato dal mensile online Ilclandestino.info, è ora in coma.
La tragedia di oggi ricorda quella avvenuta il 18 novembre 2005, quando nella stessa zona 25 persone erano morte nel tentativo di raggiungere la riva. Un dramma ricordato da uno dei residenti, che ha spiegato di aver “sentito un gran clamore, pari a quello che avevo conosciuto già una mattina del 2005 quando avvenne uno sbarco come questo”. Anche allora, 25 persone persero la vita nel tentativo di raggiungere la costa a nuoto, dopo che la barca di legno su cui viaggiavano si era arenata a pochi metri dalla costa.