Alcune agenzie di stampa di ieri, riportano le importanti dichiarazioni del segretario del Silp Cgil (Sindacato italiano lavoratori di Polizia), Daniele Tissone, dopo i sopralluoghi effettuati dal Dipartimento della PS a Comiso, Palermo e Trapani. “L’imminente sbarco di 550 immigrati nel porto di Trapani, che fa parte di un gruppo di 3.000 persone soccorse in vari interventi effettuati ieri nel Canale di Sicilia sta per mettere in moto”, denuncia Tissone, “l’ordinaria macchina dei rinforzi che vede, ancora una volta, le forze dell’ordine impiegate nella gestione di un fenomeno, oramai strutturale, che si affronta, come sempre, con le usuali modalità dell’emergenza”. Secondo Tissone, infatti, “le 52 persone morte ieri come le vittime dei mesi scorsi sono, purtroppo, figlie della medesima logica emergenziale che, ad oggi, ha impedito la creazione di indispensabili corridoi umanitari. Le operazioni di soccorso in mare e di ricerca dei profughi”, conclude Tissone, “non bastano di certo a risolvere un problema come quello attuale le cui dimensioni epocali dovrebbero spingere i governi a collaborare istituendo, al fine di ridurre il numero delle vittime in mare, sicure rotte legali”.
E questa è l’ennesima voce che si aggiunge al coro. Infatti, oramai da tempo e da più parti si sta chiedendo ai Governi di attuare questa strategia, come l’unica possibile in una situazione come quella attuale. E ad ogni strage di migranti nel Mediterraneo si conferma con maggiore forza l’urgenza dell’apertura di canali umanitari che consentano a persone vulnerabili che fuggono da guerre e persecuzioni di raggiungere in sicurezza l’Europa. Cosa che dovrebbe imporre alle forze politiche e alle istituzioni di riconoscere i limiti e le contraddizioni delle politiche sinora adottate in materia di migrazioni e d’asilo e di cambiare immediatamente rotta.
Ogni strage di migranti in mare o via terra è, oramai, una tragedia annunciata, alla quale, tuttavia, non ci si può assuefare.