Alcune associazioni (Rete Antirazzista Catanese, Sunia, La Città Felice, Cobas, Comunità di Sant’Egidio, Africa Unita, Comitato Reddito Casa Lavoro), che da anni operano sul territorio di Catania a sostegno dei soggetti più deboli, hanno scritto al Comune per contestare i criteri d’accesso previsti per le misure di sostegno per le fasce più deboli della popolazione con stanziamento di apposite risorse finanziarie relative all’emergenza Covid 19.
In particolare, le associazioni fanno riferimento all’erogazione dei cosiddetti Buoni spesa, previsti dalla oramai nota dell’Ordinanza della Protezione Civile n.658 del 29 marzo 2020. Le associazioni, in una nota diffusa nei giorni scorsi, fanno rilevare come “l’erogazione di tali risorse abbia evidenziato parecchie criticità sia in ordine ai criteri di accesso ai benefit che riguardo alle modalità di presentazione delle domande eccessivamente complesse e farraginose”. Dopo aver richiamato la giurisprudenza più recente (noi ne abbiamo parlato qui e qui) in materia, la chiave interpretativa fornita dalle associazioni è che, “trattandosi di misura straordinaria disposta dal Governo, non rientrante fra gli interventi in materia di servizi sociali previsti dalla L. 328/2000, i comuni non possono restringere l’unico criterio di attribuzione costituito dallo “stato di bisogno” applicando differenti parametri più restrittivi, quale quello della residenza anagrafica, che risulta discriminatorio escludendo i senza fissa dimora, i migranti irregolari e altre categorie di soggetti paradossalmente rientranti fra quelle più bisognose di sostegno”.
Il Comune di Catania, come tanti altri in Italia, ha enucleato dei criteri di accesso al beneficio legati al possesso della residenza (si veda il bando qui). Tali parametri d’accesso, di fatto, escludendo tutti i soggetti privi di residenza anagrafica, finiscono per impedire l’accesso proprio alle fasce più deboli e ai soggetti più bisognosi. Al riguardo, da quanto pubblicato dallo stesso Comune (ultima revisione 7 maggio 2020), si apprende di un gran numero di domande rigettate e di altre classificate “idonee non beneficiari”, senza che sia chiaro quali siano stati i motivi di esclusione. Le associazioni chiedono quindi un incontro con le istituzioni per avere dei chiarimenti in merito alla formazione delle graduatorie relative ai buoni spesa e per concordare le modalità di superamento del parametro discriminatorio della residenza anagrafica nel comune.
Inoltre, hanno chiesto al Comune di includere all’accesso al beneficio anche coloro che (italiani o stranieri) risultino privi di iscrizione all’anagrafe, pur essendo effettivamente domiciliati nel comune per necessità, di riaprire l’accesso alle domande e di fare chiarezza sui fondi già disponibili e circa la quantità e i tempi entro cui saranno utilizzabili le risorse promesse dalla Regione. Malgrado l’emergenza Covid 19 stia volgendo verso una fase meno critica (almeno si spera), continuano ad imperversare le polemiche.