Amnesty International pubblica il suo rapporto sugli hotspot, dal titolo eloquente “Hotspot Italia: come le politiche dell’Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti” – clicca qui per leggere il report.
L’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani denuncia episodi di violazione dei diritti umani equiparabili alla tortura, che si sarebbero verificati all’interno degli hotspot, riferendosi principalmente alle strutture di Lampedusa e Taranto. Queste le informazioni raccolte attraverso le oltre 170 interviste a rifugiati e migranti. Nello specifico l’organizzazione riporta episodi di violenza fisica – sono state raccolte 24 testimonianze di maltrattamenti, di cui 16 sarebbero pestaggi -, anche attraverso l’utilizzo di un particolare manganello elettrico, detto “stordente”. A queste denunce, già gravi, si aggiungono anche le testimonianze di alcuni migranti relative a umiliazioni sessuali.
Immediate le smentite dei vertici istituzionali. Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del Viminale, etichetta come “cretinaggini” le violazioni riportate, e la stessa ferma negazione è stata espressa da Franco Gabrielli, Capo della Polizia, e da Natasha Bertaud, portavoce per l’Immigrazione della Commissione europea – come riporta Ilfattoquotidiano.
Proprio alle direttive europee il report fa riferimento, ritenendole causa diretta delle presunte violenze. “Determinati a ridurre il movimento di migranti e rifugiati verso altri stati membri, i leader europei hanno spinto le autorità italiane ai limiti, e talvolta oltre i limiti, della legalità” – dichiara Matteo de Bellis, ricercatore di Amnesty International sull’Italia. Chiamato in causa è il cosiddetto “approccio hotspot“, ovvero il sistema voluto dall’Unione Europea per cercare di identificare in modo rapido i migranti al loro arrivo, valutando se abbiano diritto o meno a richiedere protezione internazionale.
La procedura di identificazione dei cittadini stranieri prevede che a questi siano prese le impronte digitali, operazione che non dovrebbe essere coatta, ma a cui sono legate quasi tutte le denunce.
Nonostante Amnesty evidenzii come molte operazioni vengano compiute senza il verificarsi di alcuna violazione, “grazie alla professionalità degli agenti di polizia”, il dossier della ong si unisce alle tante critiche già sollevate verso il sistema degli hotspot e richiede con urgenza un’indagine indipendente su quanto avviene al loro interno.
Anna Dotti