Amnesty International ha espresso oggi, tramite un documento ufficiale, “preoccupazione sulle conseguenze sui diritti umani dei lavoratori migranti” coinvolti nel provvedimento di regolarizzazione che ha preso il via il 15 settembre scorso.
Alla luce della sanatoria del 2009 – la terza a cui l’Italia ha fatto ricorso dal 1998 -, Amnesty evidenzia diverse criticità del provvedimento attuale, raccomandandone una modifica proprio al fine di prevenire le situazioni problematiche nate con le restrizioni presenti nella scorsa regolarizzazione. Amnesty evidenzia la totale passività in cui vengono mantenuti i lavoratori migranti, che non possono “partecipare in maniera effettiva alle procedure per regolarizzare il loro status”, cosa che li rende “completamente dipendenti dal datore di lavoro, accrescendo la loro già accentuata vulnerabilità allo sfruttamento lavorativo” . Inoltre, come denuncia nel documento, “il governo italiano non ha ancora rimosso gli ostacoli che limitavano l’accesso alla giustizia per i lavoratori migranti durante la regolarizzazione del 2009”: impedimenti che, si legge nel documento, non indeboliscono “soltanto la risposta del governo al crimine; più significativamente, minano gli sforzi volti all’individuazione e alla repressione dello sfruttamento”. Infine, l’organizzazione sottolinea la presenza di “interpretazioni divergenti di requisiti e criteri di esclusione” che “potrebbero avere conseguenze negative sui diritti umani dei lavoratori migranti che cercano di essere regolarizzati”.
Alla luce di queste problematiche, Amnesty International raccomanda una modifica della procedura di regolarizzazione, che possa assicurare la conformità con gli obblighi di prevenire e contrastare lo sfruttamento lavorativo e di garantire l`accesso alla giustizia alle vittime di abusi dei diritti umani: nello specifico, secondo l’organizzazione i lavoratori migranti devono poter cambiare datore di lavoro legalmente durante il periodo di tempo necessario per il completamento della procedura, oltre a poter presentare domanda per regolarizzare il proprio status e, se in possesso dei requisiti, completare la procedura anche senza la cooperazione del datore di lavoro.
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