L’Unione europea complice di respingimenti illegali? Sembrerebbe di sì. La denuncia arriva da WatchTheMed Alarm Phone, progetto nato nell’ottobre 2014 su iniziativa di un network di realtà e attivisti europei e nordafricani. Una linea telefonica auto-organizzata, un contatto utile per i migranti che affrontano i pericolosi viaggi in mare, nato da una parte per sostenere le operazioni di soccorso attraverso le segnalazioni, e dall’altra per denunciare eventuali violazioni dei diritti dei migranti in viaggio. Come nel caso segnalato oggi, una gravissima operazione di respingimento, violenta e illegale, compiuta lo scorso 11 giugno dalla Guardia costiera greca, che dall’isola ellenica di Chios avrebbe rimandato a Cesme, in Turchia, 39 adulti e 14 minori. Il tutto in presenza di due imbarcazioni di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere.
“Siamo 53 persone, per la maggioranza cittadini siriani, eritrei e iracheni. Con noi ci sono anche 14 bambini e tre anziani”: questa la telefonata ricevuta dall’Alarm Phone alle 4 del mattino di sabato 11 giugno, proveniente da un’area del Mar Egeo tra Cesme, in Turchia, e l’isola greca di Chios.
Solo 5 minuti dopo, un’altra chiamata: “La guardia costiera turca ci sta seguendo”. Riusciti in un primo tempo a sfuggire alle imbarcazioni turche – come segnalato all’AlarmPhone alle ore 4.41 – alle 4.52 con una nuova telefonata i migranti avvisano che l’imbarcazione ha raggiunto le acque greche, dove viene intercettata dalla guardia costiera ellenica. Una fotografia inviata subito dopo mostra i migranti sull’imbarcazione della guardia costiera: “La guardia costiera ci ha detto che ora siamo al sicuro. Dicono che siamo in Europa, ci porteranno sull’isola (Chios, ndr)”, affermano i migranti. Ma le cose sembrano andare diversamente: “Abbiamo detto loro che volevamo fare richiesta di asilo in Grecia – testimonia un migrante, ascoltato in seguito dai volontari dell’Alarm Phone – Non abbiamo potuto dire altro, non ci hanno permesso di parlare. Volevamo dire che siamo scappati dalla Turchia, dove non eravamo al sicuro. C’erano 5 funzionari sull’imbarcazione greca, e di fianco c’erano altre due navi: una battente bandiera portoghese, e un’altra molto grande, bianca”. AlarmPhone ha riconosciuto entrambe le navi come mezzi Frontex, la seconda battente bandiera rumena. Alle 5.22 del mattino, un’altra telefonata segnala, di fatto, il violento respingimento: “I funzionari della Guardia Costiera greca ci hanno puntato le pistole alla testa minacciando di spararci se non ci fossimo spostati sull’imbarcazione turca. «Dite loro che li uccido se tornano ancora», urlava il capo della Guardia Costiera, in inglese, chiedendo di tradurre per tutti”.
I migranti sono così stati portati indietro, al porto di Cesme, e lì trattenuti in un centro di detenzione. Ora la loro sorte è incerta, come ci confermano alcuni membri di Alarm Phone: alcuni di loro sembra siano stati rilasciati dopo un giorno di detenzione, mentre altri sarebbero ancora trattenuti. “Non riusciamo a entrare in contatto con tutte le persone che erano sulla barca, e che sono state respinte”, ci informano i volontari.
“Ecco le conseguenze dell’accordo tra Unione Europea e Turchia – denunciano i membri di Alarm Phone -. Un’operazione di respingimento brutale e illegale, avvenuta alla presenza di Frontex. Invece di offrire protezione a chi fugge, l’Europa continua il gioco disumano che da tempo porta avanti sulla pelle dei profughi, mettendone a rischio la vita. Trentanove adulti e quattordici minori si trovano ora in Turchia. E stanno rischiando la vita”.
Serena Chiodo